“Preferisce un medicinale omeopatico?”. Molte volte avrete sentito il vostro farmacista chiedervi o consigliarvi un medicinale omeopatico. Dietro una semplice domanda c’è una conoscenza e un approccio differente, rispetto alla medicina “tradizionale”, che porta a interessarsi in modo approfondito e olistico (cioè “globale” e non solo circoscritto al sintomo specifico) alle problematiche di salute di chi esprime un disagio. Come ci spiega il dottor Andrea Raciti, farmacista, organizzatore e docente al Master in omeopatia dell’Università di Bergamo.

Per prima cosa definiamo cosa è la medicina omeopatica…
L’omeopatia non è una medicina “alternativa” o diversa, ma è un’altra opportunità terapeutica che viene utilizzata nella ricerca della migliore terapia o consiglio per le esigenze di chi si rivolge a noi. È un metodo terapeutico olistico: come tale, quindi, mira a curare l’individuo nella sua totalità, ponendolo al centro dell’interesse del terapeuta, e scegliendo la terapia in maniera personalizzata come fa un sarto nel tagliare un abito su misura.

Come si arriva a riuscire a “personalizzare” davvero la terapia?
Premesso che i medicinali omeopatici sono riconosciuti dal Sistema Sanitario Nazionale come farmaci a tutti gli effetti, tramite il “Colloquio omeopatico” il farmacista (o il medico omeopata) va a effettuare un’indagine molto approfondita su quelle che sono le manifestazioni e le modalità di un eventuale disagio o di una patologia, oltre a considerare la reattività dei singoli pazienti. Attraverso l’interrogatorio omeopatico, infatti, l’omeopatia indaga in prima battura sull’eziologia di un malessere, ovvero la causa scatenante che l’ha generata, per poi contestualizzare la patologia osservando le modalità, le sensazioni e i sintomi concomitanti che si manifestano in maniera diversa da persona a persona. Con questa tecnica d’indagine, l’omeopata riesce a identificare le peculiarità delle manifestazioni dei sintomi, proprie di ciascun individuo e di conseguenza può suggerire la terapia più adatta al paziente come persona singola: potrà quindi consigliare una terapia omeopatica, una terapia integrata omeopatica/allopatica o una terapia allopatica dove la ritenga la migliore soluzione possibile. Avvicinandosi in questo modo è possibile modificare il binomio malattia-farmaco che contraddistingue il consiglio nella medicina allopatica (in altre parole la cosiddetta medicina tradizionale), introducendo l’elemento uomo per giungere alla definizione di un nuovo trinomio malattia-uomo -farmaco, in cui il fattore uomo diventa conditio sine qua non (cioè condizione imprescindibile) nella scelta del farmaco.

Ci può fare qualche esempio?
In caso di mal di testa, secondo la medicina allopatica un comune approccio sarebbe il consiglio di un farmaco da banco a base di ibuprofene senza bisogno di ulteriori indagini; con l’omeopatia, invece, per la scelta della terapia bisognerà indagare il dettaglio dei sintomi che differenzia ogni paziente, e potrei utilizzare Ignatia (o Ignatia più ibuprofene) per curare un dolore al centro della testa con la sensazione di un chiodo che lì si conficca, oppure Naja tripudians per un mal di testa che il paziente descrive partire dalla tempia sinistra e arrivare all’occipite. Il farmacista, che oggi sempre più viene identificato come il consulente sanitario attivo nel contesto di un presidio di primo accesso alla popolazione, proprio per il ruolo che esercita, non può esimersi dal conoscere anche la medicina omeopatica, a oggi richiesta da un terzo della popolazione in Italia. Spetterà poi al singolo professionista, secondo scienza e coscienza, nonché secondo la propria esperienza, scegliere se consigliare o meno i farmaci omeopatici. Gli obblighi deontologici della professione impongono, inoltre, a noi farmacisti l’obbligo di consigliare qualunque medicinale purché non nocivo: per tale motivo, il farmacista è tenuto a dispensare anche i farmaci omeopatici qualora richiesti dal paziente e idonei a salvaguardare la salute del medesimo. Solo attraverso la conoscenza, anche dell’omeopatia, potrà quindi assolvere a pieno le sue funzioni di educatore sanitario. In conclusione, l’omeopatia può essere considerata un’alternativa terapeutica a disposizione di farmacisti e pazienti, o comunque un ausilio importante nella scelta terapeutica più adatta al paziente.

PRODOTTI OMEOPATICI E COMUNICAZIONE
In virtù della peculiare caratteristica dell’approccio al paziente prevista dal metodo omeopatico, nell’ambito del master universitario “Il farmacista e i prodotti omeopatici. Strategie di marketing”, attivo presso l’Università di Bergamo (di cui il dottor Raciti è uno dei docenti), i farmacisti completano la loro preparazione anche attraverso lezioni dedicate alla comunicazione e in particolare alla relazione farmacista - cliente/paziente.

a cura di VIOLA COMPOSTELLA
Dott. ANDREA RACITI
Farmacista
- DOCENTE AL MASTER IN OMEOPATIA DELL'UNIVERSITA' DI BERGAMO -