A tu per tu con Sofia Goggia la campionessa bergamasca rinata dopo 4 gravi infortuni sugli sci.
«Tranquillità, concentrazione e consapevolezza sono i tre grandi ingredienti che mi servono». Così ha scritto nel suo diario su Facebook e uno dopo l’altro li ha messi in pratica con una serie di gare stupende in tre discipline diverse in Coppa del Mondo di sci (slalom, discesa libera, superG).

Finora soltanto due grandi italiane, Deborah Compagnoni e Isolde Costner c’erano riuscite. E pensare che la sua carriera sciistica è stata costellata e interrotta da quattro gravi infortuni alle ginocchia. Ma lei ha sempre saputo reagire mettendocela tutta, guardando in faccia la paura e trovando nuovi stimoli.

Sofia Goggia, 24 anni, bergamasca di Astino, è tra le prime nella classifica mondiale, anche se purtroppo alterna grandi prestazioni a qualche uscita di pista. Ma per molti è lei “la regina delle nevi” o quanto meno il futuro dello sci rosa italiano. Non a caso la grande campionessa slovena Tina Maze a Maribor dove ha disputato la sua ultima gara ha abbracciato la nostra Sofia dicendole: “Adesso tocca a te”. Le parliamo alla fine dell’allenamento quotidiano. è felice per la sua stagione. Serena. Gli infortuni subiti sono quasi un ricordo. Il secondo posto in discesa libera a Lake Louise, in Canada, dove tre anni fa ha rischiato di chiudere la carriera spappolandosi il ginocchio sinistro, è stata la sua rivincita sulla sfortuna e la sua rinascita. «All’arrivo ho pianto. Tre anni fa qui ero stata portata all’ospedale di Banff e i miei sogni si erano infranti su un salto traditore» ci dice. «Per un anno mi sono svegliata con l’immagine di quel salto, con gli incubi. E quando ho tagliato il traguardo l’emozione è stata fortissima, ho pianto. Una dedica speciale va a tutti quelli che mi hanno preso per mano quando sono entrata nell’inferno e mi hanno aiutato a uscirne».

E tra questi, oltre ai genitori e al fratello, ci sono il preparatore atletico Roberto Galli e il fisioterapista Matteo Bendini. Per mesi l’hanno seguita al Fisiocenter Multimedia in provincia di Mantova. «Sono riuscita a recuperare, a trovare di nuovo la voglia e la forza di sciare. Sulla mia pelle ho imparato che quegli incidenti sono stati necessari per arrivare fin qui. Ho dovuto guardare in faccia la paura, passare ore e ore in palestra per ritrovare la forza muscolare. E ho trovato una nuova Sofia. Prima facevo un po’ la gradassa. Dopo il mondiale di Schladming quando a vent’anni avevo ottenuto il quarto posto nel supergigante a soli 5 centesimi dalla terza mi davo arie da gran ganza. Invece che musate. La botta in Canada tre anni fa mi faceva svegliare la notte con gli incubi. Ho pensato tante volte di non farcela, di dovere abbandonare gli sci, la mia grande passione da quando avevo quattro anni. Dimenticare il passato, i successi da ragazzina. Non potevo, non dovevo arrendermi. Ho lavorato anche con lo psicologo della Nazionale e ho capito che devo tenere i piedi per terra, di andare avanti a piccoli passi, di vivere giorno per giorno ma soprattutto lavorare, allenarmi con costanza. E ho fatto mio il motto della Guardia di Finanza a cui appartengo dal 2011: “Nec recisa recedit” che tradotto letteralmente “neanche spezzata retrocede”. In pratica “mi spezzo ma non mollo”».

La giornata di Sofia è infatti scandita dagli allenamenti che durano ore e ore. «D’estate lavoro in palestra due volte al giorno, d’inverno ancora tanta palestra e sci. La preparazione fisica è importantissima come la dieta» dice. «Sto molto attenta alle calorie, 1500 massimo 2000 al giorno e la sera solo un’insalatina, niente pasta. Noi sciatrici non abbiamo bisogno di tante calorie, il nostro impegno in gara dura un minuto e mezzo, due. E poi lo studio. Sono iscritta a scienze politiche dopo aver frequentato la facoltà di filosofia che ho però dovuto abbandonare perché non riuscivo più a conciliare la mia attività sportiva con i tanti libri da studiare. Non ho hobby particolari, ma nei momenti liberi, quando sono a casa a Bergamo mi piace ascoltare musica: Mozart, classica, contemporanea, alternativa. E lo faccio usando il vecchio grammofono con dischi in vinile».

Da qualche mese nella vita di Sofia è apparso un bel ragazzo. «Non c’entra nulla con l’ambiente dello sci. L’ho conosciuto all’università. Stiamo bene insieme anche se è un po’ presto per fare dei progetti. Meglio tenere i piedi per terra, e andare avanti a piccoli passi». Anche perché lei è sempre in giro per il mondo. Ma appena può torna a casa sopra la Valle di Astino ai piedi di Bergamo Alta dove l’aspetta Belle, il suo pastore australiano. «La mia famiglia è importante. Papà Ezio, mamma Giuliana e mio fratello maggiore Tommaso mi hanno aiutato tanto non facendomi mai mancare nulla. Mi hanno sempre supportata soprattutto nei momenti più difficili. Non lo so, magari dopo tutti gli infortuni che ho patito si sono chiesti più volte se lo sci fosse il meglio per me come un normale genitore farebbe. Alla fine la mia decisione di continuare credo li abbia convinti. Mio padre poi è un personaggio mitologico. è ingegnere ma a differenza dei suoi colleghi che vivono in un loro mondo lui è un creativo, dipinge, va a caccia, scia».

Intanto Sofia si prepara ad altre sfide, e forse ogni tanto come in un film rivede quando a quattro anni cominciò a sciare sulle nevi di Foppolo, le prime vittorie nei campionati giovanili quando gli addetti ai lavori la definirono “la giovane promessa dello sci italiano”, l’esordio nella squadra italiana in Coppa Europa e subito dopo in Coppa del Mondo. E ora il suo momento d’oro che sta appassionando gli italiani che l’hanno accostata alla Compagnoni e alla Costner.«Sono due personaggi che con umiltà guardo dal basso in alto, io sono nulla rispetto a loro. Hanno vinto tante medaglie» commenta «Io devo ancora dimostrare quanto valgo anche se sono tenace, combattiva e anche un po’ testarda. Il futuro lo vedo come una strada in salita ma con tanta voglia di percorrerla e di arrivare in cima vincendo la pendenza».

a cura di LUCIO BUONANNO
Ph. Pier Marco Tacca / Pentaphoto/Mateimage