Conta più il patrimonio genetico oppure lo stile di vita quando si tratta di malattie? Quanta responsabilità ha il nostro DNA e quanta invece l’ambiente in cui viviamo? Quante volte, di fronte a una patologia di un amico, un conoscente, un parente ve lo siete chiesti. Da anni la scienza e la medicina cercano di dare una risposta a domande come queste.

E se una volta la “colpa” sembrava essere soprattutto - e in qualche modo ineluttabilmente o fatalisticamente - dei geni, oggi le ricerche sembrano orientare verso un’altra prospettiva: i geni certo contano, però non possono essere considerati la causa di tutti i mali, piuttosto una concausa insieme ai fattori ambientali (alimentazione, stile di vita, esercizio fisico, esposizione a inquinanti, stress di diversa natura) il cui ruolo è considerato sempre più determinante. Un esempio su tutti: secondo uno studio pubblicato a dicembre dell’anno scorso sulla prestigiosa rivista internazionale Nature, il 70-90% dei casi il tumore è collegato a fattori esterni evitabili, mentre solo nel 10-30% è dovuto al naturale funzionamento del corpo o al caso. «Fino a qualche decennio fa si pensava che si potesse ascrivere alla genetica quasi ogni malattia, in uno stretto rapporto di causa-effetto. Oggi, grazie al lavoro di Renato Dulbecco, premio Nobel per la medicina nel 1975 che scoprì i meccanismi genetici dei tumori, sappiamo che non è così» dice Paolo Paganelli, biologo nutrizionista. «Solo il 2-5% delle malattie infatti avrebbe un’origine genetica in senso stretto. Negli altri casi si deve prendere in considerazione l’epigenetica, ovvero il controllo sul patrimonio genetico determinato dall’ambiente in cui viviamo. In altre parole possiamo dire che stili di vita insalubri possono essere tra le cause scatenanti di patologie croniche e spesso anche di tumori, persino in soggetti dalla storia familiare priva di casi analoghi. D’altra parte però, è bene sottolinearlo, una familiarità con determinate malattie non significa necessariamente una condanna a contrarre o soffrire delle stesse patologie».

Ma in che modo i fattori ambientali possono determinare la comparsa di malattie? Come “agiscono” sul nostro DNA e sulle nostre cellule?
Immaginatevi il DNA come un filo di rame e i fattori ambientali (elettromagnetici, chimici, fisici etc.) come un manicotto di gomma che lo avvolge. Se il manicotto scopre il filo di rame, questo andrà incontro ad alterazioni. Allo stesso modo i fattori ambientali sembra interagiscano su proteine regolatrici, le cosiddette proteine istoniche, legate al DNA. In conseguenza dello stimolo queste proteine “smascherano” delle porzioni di DNA che poi farà sintesi di proteine alterate, modificando così la cosiddetta espressione genica. Attraverso questi fattori, quindi, l’ambiente in cui viviamo può provocare cambiamenti nel nostro organismo e favorire la comparsa della malattia.

Tutte le malattie possono essere spiegate con l’epigenetica?
Oggi sappiamo che alcune malattie hanno una base epigenetica e per molte altre si stanno accumulando evidenze in tal senso. Fino a un paio di decenni fa solo tre patologie erano considerate come indiscutibilmente legate all’epigenetica: la sindrome di Rett, la sindrome dell’X fragile e la sindrome ICF. Quello che è diventato evidente negli ultimi dieci anni è che la maggior parte delle malattie multifattoriali sono o potrebbero essere indotte da alterazioni dell’epigenoma (ovvero l'insieme dei meccanismi di regolazione che consentono l'espressione dei geni). Fra queste, sono in primo piano i tumori, le sindromi neurodegenerative e, in generale, le malattie associate all’invecchiamento. Alla luce di tutto questo è inevitabile porsi una domanda cruciale: ma quindi un corretto stile di vita, ad esempio con l'adozione di un’alimentazione corretta, sana, ricca di antiossidanti, una regolare attività fisica, l’abolizione di fumo, una migliore gestione dello stress etc. potrebbe aiutare a prevenire gran parte delle malattie? La risposta è sì. Una componente di casualità nella comparsa delle patologie esiste, è innegabile, ma è altrettanto innegabile che ognuno di noi debba assumersi la responsabilità della sua salute, non delegando al fato o alla sfortuna, ma facendo quanto in suo potere per prevenire.

a cura di MARIA CASTELLANO
ha collaborato il DOTT. PAOLO PAGANELLI
Biologo Nutrizionista
- A BERGAMO -