Sono le ore in cui soprattutto giovani e pensionati perdono i loro soldi. Lo scorso sono stati bruciati in tutta la Provincia un miliardo e 813 milioni. Intervista al sindaco di Bergamo Giorgio Gori che ha firmato l'ordinanza.

L’anno scorso i bergamaschi hanno gettato alle ortiche un miliardo e 813 milioni per giocare alle slot machine, ai “Gratta e Vinci” e via dicendo, in quello che viene definito gioco d’azzardo anche se per i parametri governativi è considerato lecito o legale. Parliamo soprattutto delle “macchinette” che fanno bella mostra in tanti bar. A Bergamo città i cosiddetti giocatori hanno dilapidato un patrimonio di quasi 302 milioni di euro, oltre 6 mila euro a famiglia, provocando grossi problemi sociali e sanitari. Qualche coppia, pressata dai debiti, si è addirittura separata. Intanto il giocatore continua a buttar via gli euro nella speranza di fare il colpo grosso della vita sbancando la slot machine. E purtroppo tra questi accaniti dell’azzardo ci sono sempre più ragazzi minorenni a cui è vietato qualsiasi gioco d’azzardo. Contro questi fenomeni il Comune di Bergamo, primo in Italia, ha deciso d'intervenire cercando di coinvolgere gli amministratori dei paesi vicini, con un regolamento restrittivo che prevede il divieto di gioco a colazione, pranzo e cena, approvato all’unanimità dal Consiglio comunale di Bergamo. In pratica non si può giocare né comprare “Gratta e vinci” dalle 7,30 alle 9,30, dalle 12 alle 14 e dalle 19 alle 21, orari in cui, secondo le ricerche fatte, il consumo di gioco è più elevato. Chi sbaglia rischia la chiusura del locale fino a tre mesi e una multa salata. Ne parliamo con il Sindaco Giorgio Gori che ha firmato il regolamento in vigore dal primo luglio.

Sindaco, perché questa decisione restrittiva sul gioco cosiddetto legale?
È un quadro molto preoccupante quello che viene fuori dai dati raccolti in collaborazione con l’ATS, l’Università di Bergamo e altri enti tra cui il Monopolio di Stato che per la prima volta ha messo a disposizione i dati, soprattutto per quanto riguarda il “Gratta e Vinci”. Abbiamo svolto un’indagine conoscitiva di grande spessore mappando tutte le strutture esistenti in città e intervistando oltre 15 mila studenti delle scuole secondarie. E abbiamo scoperto che il 15 per cento dei giovani sotto i 18 anni gioca abitualmente nonostante sia vietato dalla legge, il 73 per cento sa comunque dove gli esercenti chiudono un occhio permettendo ai minorenni di usare le slot o di comprare “Gratta e Vinci”. Dati impressionanti. Tanti ragazzi vanno a giocare prima di andare a scuola. E noi vogliamo proteggere i giovani, ma anche gli anziani, le persone sole che sono le categorie più deboli. Ci sono tanti che non tornano a casa per il pranzo presi dalla foga del gioco, altri che dimenticano addirittura di andare a prendere i figli a scuola, pensionati che buttano metà o più della pensione nel “Gratta e Vinci”. Tanti che fanno fuori il loro patrimonio creando grandi conflitti in famiglia con conseguenze inimmaginabili che possono portare anche al divorzio. Cerchiamo così di mettere un freno alle dipendenze e alle patologie gravi che mettono in ginocchio tanti nostri concittadini e le loro famiglie. è una vera piaga sociale e va combattuta cercando di disincentivare il gioco che spesso degenera nella dipendenza patologica.

Cosa prevede l’ordinanza?
Ci siamo attenuti alla legge regionale del 2013 che prevede l’installazione di apparecchi per il gioco d’azzardo entro il limite massimo di 500 metri da istituti scolastici, luoghi di culto, impianti sportivi, strutture residenziali operanti in ambito sanitario, strutture per categorie protette, luoghi di aggregazione giovanile e oratori. Inoltre non è possibile aprire sale o installare apparecchi nel raggio di cento metri di distanza da sportelli bancari, postali o bancomat, da agenzie di prestiti, di pegno o da compra-oro. Le slot machine sono vietate anche nei circoli e nelle associazioni. Ma anche esporre cartelli con le eventuali vincite realizzate nell’esercizio. Da questo provvedimento sono esclusi il Bingo, Totocalcio, Enalotto, biliardo, ma c’è l’obbligo da parte di tutti gli esercenti di esporre cartelli che indicano i rischi e i divieti per il gioco e soprattutto un autotest con tre domande per capire se si hanno problemi di dipendenza. è una campagna in positivo, la nostra idea è che sia possibile uscire dal tunnel del gioco e recuperare una vita normale senza finire nelle mani degli usurai.

Ma bastano questi divieti?
Ci sono anche iniziative d'informazione e di educazione con una campagna “Azzardo Bastardo” che non vuole essere terroristica, ma convincente per favorire la continuità affettiva familiare, l’aggregazione sociale, il tempo libero, e il contenimento dei costi sociali e sanitari che sono aumentati nel corso degli anni. Nel 2005 i giocatori che si sono rivolti all’ASL, come si chiamava allora l’Azienda Sanitaria, erano 28, l’anno scorso 228, un numero per difetto perché tanti, pur vivendo solo per il gioco, hanno vergogna di rivolgersi agli psicologici per farsi aiutare. In questa campagna stiamo cercando di coinvolgere tutti i Comuni vicini e speriamo di creare un movimento che inviti il Governo a intervenire con leggi più severe. Lo Stato incassa ogni anno dal gioco d’azzardo circa 10 miliardi di euro, ma ne spendiamo almeno sei per curare chi si ammala per il gioco. Non siamo comunque contrari al gioco legale anche perché l’alternativa sarebbe un gioco gestito dalla criminalità organizzata. Pensiamo invece che si debba contrastare un fenomeno che comporta il degrado delle relazioni familiari e affettive e che spesso comporta la perdita del posto di lavoro.

IN ITALIA CI SONO UN MILIONE DI MALATI
Sono quasi un milione, ma il dato è per difetto, che si sono ammalati per le slot machine , i “Gratta e Vinci”, le scommesse sportive. Per curarli lo Stato spende oltre 6 miliardi dei dieci che incassa sul giro d’affari del gioco legale o lecito. Le tredici concessionarie che hanno vinto gli appalti hanno guadagnato l’anno scorso 88 miliardi di euro (25 miliardi dalle slot machine; 
22 dalle videolottery;
uno dalle scommesse virtuali; 
1,5 dal bingo; 
12,5 dai giochi di carte come il poker on line, 7 dal Lotto. 
In totale in Italia ci sono 418 mila “macchinette” disseminate in ogni paese e città. Il gioco d’azzardo rappresenta il 4 per cento del Pil (prodotto Interno lordo) e il 10 per cento della spesa per consumi privati. L’Abruzzo è la regione con la spesa procapite più elevata in Italia seguita dalla Lombardia. La prima slot machine è stata inventata nel 1899 da un meccanico, Charles Frey, per offrire un passatempo ai clienti in attesa delle riparazioni delle loro auto.


Qualcuno si chiede: se il gioco fa male, provoca debiti, distrugge le famiglie, fa perdere il lavoro e gli amici, GENERA ansia, umore irritabile, malattie, è possibile definirlo ancora lecito o legale?

a cura di LUCIO BUONANNO