In Italia, ogni anno, muoiono 70.000 persone per arresto cardiaco. Non sono persone malate, ma sane o apparentemente tali. Un intero stadio di calcio scompare ogni anno. Si valuta che più della metà di queste potrebbero essere salvate se soccorse in tempo in modo opportuno. Ma come e da chi?

«Davanti a un'emergenza di questo tipo, oggi in Italia, sono moltissime le persone che non sanno come comportarsi e non fanno nulla perché nessuno glielo ha mai insegnato. Purtroppo non intervenire vuol dire quasi certamente che la vittima dell'arresto cardiaco morirà o riporterà danni cerebrali permanenti. In caso di arresto cardiaco abbiamo solo 4 minuti per agire. Ecco perché non abbiamo il tempo di aspettare un’ambulanza. Non è quella la soluzione, anche se va sempre e comunque chiamata» spiega Mirko Damasco, presidente di Salvagente onlus di Monza, centro di formazione accreditato Salvamento Academy. «La soluzione possiamo essere noi, con le nostre mani e, se lo abbiamo, con un Defibrillatore Semiautomatico Esterno (DAE). Il DAE è uno strumento complementare che può far ripartire il cuore. Uno strumento semplice, che tutti sono in grado di usare e che decide in modo automatico cosa fare sul cuore di quella persona. Noi dobbiamo limitarci a eseguire i comandi che lui ci dà. Per questo è più facile da usare di un qualsiasi elettrodomestico. In caso di arresto cardiaco avere qualcuno che inizia subito la rianimazione e un DAE che arriva in pochi istanti può aumentare di molto le possibilità di sopravvivenza. Se non si dispone del DAE il soccorritore può solo seguire le manovre preliminari previste dalle Linee Guida per la Rianimazione Cardiopolmonare, ma in questo caso le possibilità di sopravvivenza calano drasticamente. Per usare un DAE servono cinque ore di corso, erogate da un centro di formazione accreditato dall’AREU (Azienda Regionale Emergenza Urgenza Lombardia)».

Secondo il Decreto Balduzzi del 2013 le società sportive professionistiche dovevano dotarsi di DAE e personale addestrato durante le partite e gli allenamenti entro 6 mesi dal decreto, 30 mesi per le società dilettantistiche. Il termine per le società dilettantistiche era fissato al 20 gennaio 2016 ma è slittato al 20 luglio 2016. Ora, da questa data, tutte le associazioni e società sportive (a eccezione di quelle che svolgono attività sportiva con ridotto impegno cardiocircolatorio, quali bocce, biliardo, golf, pesca sportiva di superficie, caccia sportiva, sport di tiro, giochi da tavolo e sport assimilabili) dovranno mettersi in regola. La normativa non pone vincoli numerici: potrebbe essere sufficiente, per assolvere agli obblighi di legge, formare solo una persona, che dovrebbe però essere presente a tutte le partite e allenamenti, ragione per cui è consigliabile formare più figure per assicurarne la presenza in ogni occasione. Ma quanto costa un defibrillatore? È il suo costo che ha reso difficile giungere finalmente all'obbligo per le società dilettantistiche? «La questione del costo è un falso problema. Un DAE di buona marca costa circa 1.300 euro. Immaginiamoci quanto sarebbero 1.300 euro da dividere tra gli abitanti ad esempio di un condominio (dove avvengono l’80% degli arresti cardiaci), tra gli atleti di una società etc. Il problema è culturale: non si ritiene questo oggetto importante. Ad oggi, a parte i contesti che rientrano nel decreto Balduzzi, non esistono altri luoghi in cui il DAE sia obbligatorio. C’è ancora tanta strada da fare» continua Mirko Damasco.

In ambito sportivo il defibrillatore può essere acquistato dalla società sportiva, da un gruppo di società sportive o da chi gestisce l'impianto sportivo. Lo strumento deve essere facilmente e rapidamente accessibile da tutte le aree dell'impianto sportivo. In caso di necessità una persona dovrebbe riuscire a recuperarlo e metterlo a disposizione del soccorritore in non più di due minuti.

Non ci sono ancora sanzioni specifiche per chi non osserva la normativa, ma recentemente in un caso di morte per arresto cardiaco in un impianto sportivo, il presidente della società sportiva professionistica in oggetto è stato rinviato a giudizio per omicidio colposo.

COME SI USA
Per usare il defibrillatore è previsto un corso di cinque ore. Per comprendere come sia semplice intervenire descriviamo sinteticamente la procedura.
Il soccorritore procede all'applicazione degli elettrodi autoadesivi del DAE sulla pelle della vittima. Un elettrodo va posto sotto la clavicola destra mentre l’altro al di sotto dell’area mammaria sinistra lungo la linea ascellare anteriore (se la pelle è bagnata va pulita e asciugata e se il torace è particolarmente villoso sarebbe opportuno raderlo). Il DAE esegue automaticamente l’analisi del ritmo cardiaco, per evitare interferenze il soccorritore e tutti i presenti sono invitati dalla voce del DAE ad allontanarsi dal paziente. Se il DAE riconosce un ritmo cardiaco defibrillabile lo annuncia, si carica in pochi secondi e, emettendo un suono di allarme, invita a erogare lo shock. Il soccorritore si accerta che nessuno, lui compreso, tocchi il paziente, dopodiché eroga la scarica.


PERCHE' IL CUORE SI FERMA?
In caso di arresto cardiaco il cuore smette di pompare il sangue in circolo. Le cause possono essere molte, ma si dividono fondamentalmente in due categorie:
- arresto “meccanico”, come un motore che si rompe
- arresto “elettrico”, cioè il sistema elettrico che ne dirige il funzionamento impazzisce.
L'arresto meccanico di solito è l’evento finale di una malattia cardiaca, l’arresto elettrico invece si verifica frequentemente in persone apparentemente sane (per esempio Piermario Morosini, calciatore bergamasco morto improvvisamente, nel 2012, a soli 24 anni sul campo di gioco). Il cuore è dotato di un raffinato sistema elettrico che gli permette di contrarsi in maniera coordinata mantenendo un ritmo adeguato al suo funzionamento. Quando questo sistema non funziona correttamente si possono manifestare aritmie. Le aritmie sono molto comuni (la maggior parte di noi ha le cosiddette “extrasistoli” o “battiti mancanti”), di solito benigne e non causano nessun problema serio alla funzione di pompa del cuore. Esiste però un’aritmia particolarmente grave, la cosiddetta ”fibrillazione ventricolare” in cui l’attività elettrica del cuore è talmente scoordinata che lo stesso non è in grado di fare circolare il sangue nell'organismo.
La fibrillazione ventricolare causa il 50-80% degli arresti cardiaci e ha una caratteristica: nei primi minuti può essere interrotta dal defibrillatore, che azzera l’attività elettrica anomala e fa ripartire il cuore con il suo ritmo normale. Quando il sangue smette di circolare per effetto della fibrillazione ventricolare il cuore e il cervello resistono solo per pochi minuti quindi se non si agisce in fretta purtroppo le possibilità di sopravvivenza diventano molto poche.

a cura di LELLA FONSECA
Con la collaborazione di Mirko Damasco Salvamento Onlus