È conosciuta anche come "trombosi del viaggiatore" o “sindrome della classe economica”, poiché, come dimostrato da studi clinici, esiste un'associazione tra viaggi aerei (ma non solo) di lunga durata e la sua insorgenza. In termini più scientifici si chiama trombosi venosa profonda (TVP) e consiste nella formazione di un coagulo di sangue (trombo) che più frequentemente si verifica a livello del sistema venoso degli arti inferiori. Si sviluppa a causa di molteplici fattori di rischio che, associati a un’aumentata stasi venosa dovuta all’immobilità prolungata degli arti e quindi all’inattività della pompa muscolare (muscoli del polpaccio in particolare), possono dare origine a un quadro clinico di gravità che aumenta progressivamente: il trombo genera un ostacolo al deflusso del sangue venoso al cuore e se questo si distacca dal sito di formazione (embolo), migrando fino al sistema polmonare, causa un drammatico evento clinico che prende il nome di embolia polmonare e che può essere mortale.

Fumo, sovrappeso, abiti stretti ai polpacci tra i fattori di rischio
Particolare attenzione dovrebbero prestare persone che in passato hanno già presentato eventi trombotici. Uno degli aspetti più frequenti è la predisposizione familiare o “trombofilia ereditaria”: la trombosi può essere infatti dovuta a piccole mutazioni genetiche nei fattori della coagulazione, che possono trasmettersi per via ereditaria e predisporre il soggetto allo sviluppo di trombosi o di embolie anche in giovane età. Altri fattori che aumentano il rischio di trombosi venosa durante o dopo un lungo viaggio sono: avere un tumore, essere stati sottoposti di recente a un intervento chirurgico o aver subito un trauma, età avanzata, gravidanza, uso di estrogeni (inclusa la pillola anticoncezionale), obesità, fumo. Importante è il controllo dei fattori di rischio modificabili: abolendo fumo e sovrappeso, oltre che evitando durante il viaggio abiti stretti all’inguine e ai polpacci. Tra i viaggi quello in aereo è a maggior rischio e in particolare avere scelto un posto al finestrino, rimanendo immobili durante il volo. Non è dimostrato, invece, che scegliere un posto in classe economica anziché in business aumenti il rischio di trombosi.

Attenzione se compaiono pesantezza e gonfiore alle gambe
La trombosi venosa profonda (TVP) è caratterizzata da una serie di sintomi comuni e riconducibili principalmente a un senso di pesantezza e di gonfiore alle gambe. A volte si possono associare alterazione del colore e della temperatura degli arti colpiti (arto caldo) e congestione delle vene superficiali. Nonostante ciò non è una malattia spesso riconoscibile in tempi rapidi, per il fatto che i sintomi, pur comuni, variano da soggetto a soggetto, con quadri clinici più o meno evidenti. A complicare ulteriormente la diagnosi è che tali “segni e sintomi” vengono “confusi” con altri tipici di altre patologie: traumi, danni muscolari, ematomi, tendiniti, sciatalgia, fratture, sinoviti etc.. Un fattore importante da considerare è che i sintomi della TVP interessano prevalentemente una sola gamba. In presenza di tali sintomi è comunque consigliabile ricorrere immediatamente alle cure di un medico, considerato che un intervento precoce è il primo modo per evitare le complicanze più gravi.

La prevenzione, prima, durante e dopo un viaggio
I consigli per chi deve mettersi in viaggio per più di sei-otto ore e in particolare per chi presenta uno o più dei fattori di rischio sono: fare stretching dei muscoli degli arti (specialmente dei polpacci), scegliere se possibile un posto sul corridoio, alzarsi e camminare lungo il corridoio, indossare calze a compressione graduata sotto al ginocchio, indossare abiti comodi, bere sufficiente quantità di liquidi evitando bevande alcoliche e/o a base di caffeina prima e durante il volo. Nei soggetti a rischio molto elevato deve essere il medico, caso per caso, a decidere se è opportuna una profilassi con farmaci antitrombotici.

La cura: anticoagulanti e calze elastiche
La terapia dei pazienti con trombosi venosa profonda (TVP) prevede tre approcci: farmacologico (anticoagulanti e fibrinolitici), chirurgico e meccanico (compressione pneumatica intermittente nel periodo post-operatorio, calze o fasciature elastiche, precoce mobilizzazione).
• Trattamento chirurgico. La trombectomia, cioè la rimozione dei trombi per via percutanea, è un intervento oggi infrequente. Nei pazienti con storia di trombosi recidivanti, terapia farmacologica inefficace, si può ricorrere a un impianto di filtri cavali (veri e propri setacci che impediscono la migrazione dei frammenti trombotici a livello polmonare, prevenendo l'embolia).
• Trattamento farmacologico. I pazienti possono essere sottoposti a terapia anticoagulante a scopo profilattico (presenza di più fattori di rischio, pregresse TVP) e terapeutico (TVP in atto). Questi farmaci riducono la capacità del sangue di coagulare, rendendolo quindi più "fluido". In ambito extra-ospedaliero i farmaci sono l’eparina, che si usa per via sottocutanea per alcuni giorni, e gli anticoagulanti orali, somministrati per bocca per almeno alcuni mesi. Talvolta, nei casi più gravi, in ambito ospedaliero si utilizzano anche farmaci trombolitici, che servono a sciogliere più in fretta il trombo.
• Trattamento meccanico. Le calze elastiche sono un dispositivo in uso da oltre 150 anni. Inizialmente venivano impiegate nella cura della patologia varicosa e delle sue complicanze. Di recente sono un presidio utile a favorire il deflusso del sangue al cuore. Il loro principio d’azione è basato sulla pressione della fibra elastica, che realizza una tensione decrescente dalla caviglia verso la coscia. Le calze elastiche si differenziano per capacità di pressione esercitata, che modifica il loro impiego, in calze “preventive” e “terapeutiche”. Il limite che divide le calze a compressione graduata in preventive e terapeutiche è pari a 20 mmHg (millimetri di mercurio). Le prime vanno impiegate a scopo preventivo e in assenza di patologie. Le seconde, invece, agiscono sui tre fattori eziologici della (TVP): la stasi venosa, il danno endoteliale del vaso e il processo di coagulazione.

Per chi decide di affrontare un lungo viaggio e deve rimanere seduto per molte ore, in assenza di specifiche esigenze, si consiglia l’uso DI gambaletti con compressione alla caviglia di 15/20 mmHG. Nei negozi di ortopedia il tecnico ortopedico può aiutare alla corretta scelta
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PIÙ LUNGO È IL VIAGGIO PIÙ SALE IL RISCHIO
La trombosi venosa profonda (TVP) è una patologia particolarmente seria e più frequente di quanto si pensi: la sua incidenza nella popolazione è stimata intorno all’1,6-1,8 per mille. Se parliamo invece di “trombosi del viaggiatore”, associata allo stare seduti a lungo, dietro una scrivania, in treno, in auto, in aereo, il rischio calcolato risulta essere più basso, compreso tra 0,1- 0,4 per mille nella popolazione generale. Il rischio aumenta in base alla durata del viaggio (otto-dieci ore od oltre).

a cura del DOTT. MARCO SETTI
Specialista in Chirurgia Vascolare
- PRIMARIO DI CHIRURGIA VASCOLARE HUMANITAS GAVAZZENI -