“Fai che il cibo sia la tua medicina e che la tua medicina sia il cibo”. Ippocrate, medico greco e padre fondatore della medicina occidentale moderna lo scriveva già nel V secolo a.C., ma ci sono voluti più di 2.500 anni perché nascesse la nutraceutica, nuova disciplina che si pone l’obbiettivo di individuare e studiare con rigore scientifico i componenti benefici dei diversi alimenti, evidenziandone gli effetti positivi sullo stato di salute dell’individuo. Un campo interessante e di sempre più attualità, che cerchiamo di conoscere meglio con l’aiuto della dottoressa Manuela Pedrazzoli, farmacista.

Dottoressa Pedrazzoli, su quali principi si basa questa disciplina?
Il termine “nutraceutica” è un neologismo coniato dal medico statunitense Steven de Felice e deriva dall’unione dei termini nutrizione e farmaceutica, proprio per sottolineare la valenza terapeutica del cibo di cui ci nutriamo quotidianamente. In generale, oggetto della nutraceutica sono alimenti di origine animale, vegetale o microbica in cui siano stati identificati, sulla scorta di evidenti e consistenti studi scientifici, componenti biologicamente attivi (in genere non nutrienti) in grado di influire positivamente sul benessere psico-fisico e quindi sullo stato di salute. Nutraceutico è quindi un alimento (definito funzionale) o parte di esso, per cui sia stato sufficientemente dimostrato un effetto benefico su una o più funzioni del corpo, tanto da risultare rilevante nel mantenere o promuovere uno stato di benessere o salute ovvero nella riduzione del rischio di un processo patologico o di una malattia.
Ci può fare qualche esempio di alimento con proprietà nutraceutiche?
Alimenti a cui sono attribuite proprietà nutraceutiche sono ad esempio l’uva, per il suo contenuto in resveratrolo, dal potente effetto antiossidante; il pesce azzurro grazie al suo contenuto in acidi grassi polinsaturi Omega 3, con importanti effetti sul mantenimento della normale funzione visiva, cerebrale e cardiaca; i prodotti che contengono fibra solubile come la buccia dei semi di plantago per ridurre l’ipercolesterolemia. E ancora la soia con i suoi isoflavoni, il pomodoro grazie al licopene; la frutta e la verdura in generale per il contenuto in vitamine e sali minerali e alimenti contenenti complessi enzimatici e probiotici.
Basta consumare gli alimenti giusti per assumere queste “sostanze” benefiche nelle quantità utili?
Oltre a essere introdotti con l’alimentazione, i complessi biologicamente attivi contenuti negli alimenti funzionali possono essere assunti anche sottoforma di integratori alimentari (in compresse, capsule, fialoidi, gocce, etc.), soprattutto nel caso in cui, al di là di una dieta equilibrata, si renda necessario un intervento di ottimizzazione fisiologica.
Ma quindi tutti gli integratori sono nutraceutici?
Gli integratori sono definiti dalla normativa comunitaria come “…prodotti alimentari destinati ad integrare la comune dieta …e possono contribuire al benessere ottimizzando o favorendo la normalità delle funzioni dell’organismo con l’apporto di nutrienti o altre sostanze ad effetto nutritivo o fisiologico”. La differenza tra integratori e nutraceutici, sebbene a oggi non sancita da nessuna normativa europea, sta nel fatto che questi ultimi vantano nello specifico effetti di prevenzione o riduzione del rischio di malattia. In assenza di una normativa comunitaria chiara e inequivocabile in materia, considerate le importanti ripercussioni che tali prodotti possono avere sullo stato di salute del consumatore, per tutelarlo affinché si concretizzino i reali effetti benefici attesi dal loro utilizzo, nel 2002 è stata istituita l’EFSA, Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare. Questo ente ha anche il compito, tra gli altri, di verificare che le indicazioni riportate sulle etichette o confezioni di questi prodotti riguardino effetti documentati e non siano fuorvianti o ingannevoli. Facciamo un esempio per semplificare ulteriormente questo concetto. Il riso rosso fermentato è un alimento funzionale ottenuto dalla fermentazione del riso comune a opera del lievito Monascus Purpureus (lievito rosso). Il processo di fermentazione arricchisce il riso di sostanze chiamate monacoline (in particolare monacolina K), che hanno comprovate proprietà ipocolesterolemizzanti (ovvero abbassano il colesterolo). Nel 2011 l’EFSA ha dato parere favorevole, sulla base dei dati scientifici, all’indicazione salutistica che recita: “la monacolina K del riso rosso contribuisce al mantenimento di livelli normali di colesterolo nel sangue” solo per prodotti che garantiscono “un apporto giornaliero di 10 mg di monacolina K del riso rosso. L’indicazione va accompagnata dall’informazione al consumatore che l’effetto benefico si ottiene con l’assunzione giornaliera di 10 mg di monacolina”. Ecco quindi che solo ed esclusivamente gli integratori alimentari che contengono le suddette quantità di sostanza attiva (monacolina K) potranno, in qualità di nutraceutici, vantare il benefico effetto di contribuire a mantenere adeguati livelli di colesterolo LDL (colesterolo cattivo), effetto importante per favorire un buono stato di salute.
Perché ricorrere alla nutraceutica?
Nei paesi occidentali, l’aumento dell’aspettativa media di vita e il conseguente progressivo invecchiamento della popolazione da un lato e ritmi sempre più frenetici dall’altro, possono condurre all’instaurarsi di scorrette abitudini alimentari che, se associate a una scarsa attività fisica e a una predisposizione genetica, possono determinare l’insorgenza di patologie quali obesità, diabete, malattie cardiovascolari. In questo contesto la nutraceutica trova il suo campo d’azione, proponendo soluzioni di prevenzione che vanno oltre la dieta dell’individuo, ma precedono la necessità di ricorrere all’utilizzo del farmaco vero e proprio. La nutraceutica costituisce quindi uno strumento di fondamentale importanza per migliorare lo stato di salute, prevenire l’insorgenza di condizioni patologiche croniche, ritardare il processo di invecchiamento.
Come deve orientarsi il consumatore?
Appare evidente che non è affatto facile per il consumatore, bersagliato dal “gossip salutistico” attraverso stampa, tv, social media, destreggiarsi nel mondo sempre più vasto, complesso e a volte nebuloso dell’alimentazione in generale e della nutraceutica in particolare. Da qui la necessità di rivolgersi a personale sanitario professionalmente qualificato e competente (il proprio medico di famiglia, il nutrizionista, il farmacista di fiducia) per poter avere indicazioni adeguate e personalizzate in merito allo schema alimentare bilanciato più consono alle proprie esigenze nutrizionali, al proprio stile di vita. E perché no, anche per poter ricevere consigli sulla possibilità di colmare, ricorrendo ad alimenti funzionali specifici o integratori nutraceutici quando necessario, le eventuali carenze in cui, seppur in buono stato di salute, si può incorrere in particolari fasi della vita (adolescenza, gravidanza, allattamento, periodi di intensa attività fisica o lavorativa, menopausa, vecchiaia).

a cura di ELENA BUONANNO
ha collaborato conla DOTT.SSA MANUELA PEDRAZZOLI
Farmacista
- MASTER IN DIETETICA E NUTRIZIONE CLINICA -