Fare a maglia sta diventando una moda sempre più diffusa, anche tra uomini e giovani, che promette molti benefici per corpo e mente.
“Fare la calzetta” è roba d’altri tempi? Sembrerebbe proprio di no. Sono infatti in aumento i gruppi che si riuniscono per lavorare a maglia e passare del tempo insieme, i corsi nei negozi specializzati o altre sedi, e nel web siti e video che aiutano a iniziare o migliorarsi in questa “arte”.

«Qui al Circolo Culturale Minardi di Borgo Santa Caterina abbiamo iniziato circa otto anni fa» spiega Miriam Signorelli, ideatrice del “Club dei Punti”. «Probabilmente siamo stati tra i primi a Bergamo a promuovere corsi di maglia in cui persone con diverso grado di capacità si ritrovano per lavorare, imparare, insegnare, ma anche per passare del tempo insieme, chiacchierando. Quando abbiamo iniziato ho notato subito che chi si univa al gruppo si trovava non di rado in un momento critico della sua vita, per una malattia, una perdita o altri motivi e il lavoro manuale in comune aiutava a superare la fase difficile. Frequenti erano anche le future mamme che desideravano imparare a confezionare lavoretti per i loro piccoli. Queste riunioni ricostruiscono in un certo senso la famiglia allargata delle nostre nonne e bisnonne, che si tramandavano di madre in figlia le arti manuali e si aiutavano a vicenda nelle difficoltà della vita. Io ho avuto la fortuna di appassionarmi al lavoro con i ferri da ragazzina, mi ha insegnato la mamma, che è scomparsa precocemente, lasciandomi questa eredità che ho desiderato condividere con altre donne». È ormai provato che lavorare a maglia aiuta a combattere l’ansia, la depressione e il dolore fisico. I movimenti ripetuti, vedere la propria creazione che prende forma lentamente, distraggono l’attenzione da ciò che affligge in quel momento. Per molti, poi, sferruzzare induce una sensazione di relax totale: la tensione muscolare si allenta, la frequenza cardiaca e la pressione sanguigna diminuiscono, un po’ come avviene nella meditazione. Ma nello stesso tempo la creatività e l’inventiva trovano via libera. Si potrebbe immaginare che la posizione del lavoro a maglia con i ferri sotto le ascelle che siamo abituati a vedere in Italia non sia molto confortevole e tenda a irrigidire in particolare le spalle. Ciò non è sempre vero, dipende molto dalla postura e dal grado di rilassamento della “magliaia”. Per chi non trovasse questa posizione abbastanza comoda c’è sempre un’alternativa: in buona parte dell’Europa, soprattutto del nord e dell’est, si tiene in grembo il lavoro, con le mani appoggiate sulle gambe, posizione che mantiene le spalle più rilassate. Questa posizione è particolarmente adatta al lavoro con il “ferro circolare”, già popolare in altri Paesi e che si sta diffondendo anche da noi. Grazie all’alto livello di attenzione che il lavoro richiede, inoltre, quest'attività mantiene allenata la concentrazione. Anche gli anziani quindi possono beneficiare degli effetti positivi di lavorare a maglia: uno studio su oltre 2 mila persone over 65 ha rilevato che dedicarsi con costanza ai ferri aiuta a ridurre gli effetti della demenza senile, mantenendo in attività il cervello e tutte le funzioni collegate. Senza contare che lavorare a maglia permette di “disintossicarsi” dai ritmi frenetici in cui viviamo, soprattutto dall’alto tasso di tecnologia che ci circonda, dà modo di prendersi una pausa rilassante e di ascoltarsi. «La maggior parte delle persone che frequentano il Club dei Punti ha un’età che parte dai 25-30 anni in avanti» spiega Miriam. «Non che le più giovani non siano interessate alla maglia, ma è più difficile che riescano a dedicare una sera o un pomeriggio fissi a quest'attività, per cui tendono più frequentemente a imparare con le spiegazioni e i tutorial che si trovano sul web, visto che fanno parte della generazione dei cosiddetti “digitali nativi». Ma imparare con un esempio diretto non è la stessa cosa, come conferma Annamaria Materazzini, una delle prime frequentatrici del “Club dei Punti”. «Sapevo lavorare un pochino a maglia, avendo imparato un po' da mia nonna e un po' dai libri, ma mi piaceva l'idea di poter perfezionare il mio metodo e avere qualcuno che mi facesse vedere dal vivo come eseguire i vari punti e correggere gli errori. Miriam è un'ottima insegnante e il fatto che ognuna di noi possa portare il proprio lavoro e farsi seguire da lei individualmente nei punti difficili è una delle cose che per me è stata più utile. Ci sono poi le volte in cui invece Miriam ci propone delle novità o dei punti o lavori particolari e allora decidiamo di mettere da parte il nostro lavoro e seguirla in una specie di lezione di gruppo. Dopo vari anni ormai si è creata una relazione di amicizia e il Club dei Punti è piuttosto diventato un momento in cui ci fa piacere ritrovarci per fare due chiacchiere, bere una tisana e scambiarci idee sui nostri lavoretti». Le riunioni di maglia non hanno tutte le stesse modalità, ci sono ad esempio le cosiddette “Stitch&Bitch”, regolate da uno statuto che non prevede la presenza di insegnanti né la circolazione di denaro o i “Knit cafè”, gruppi sempre senza insegnanti ma privi di un regolamento stretto. A ognuno il suo!

UN FILO CHE UNISCE LE GENERAZIONI
«Da sempre in casa ho respirato il profumo di maglioncini caldi, appena “sfornati” dalle mani di mia nonna (che viveva con noi) e ascoltato il ticchettio che i ferri producono quando chi ha dimestichezza con loro lavora velocemente. E poi i ricami che la mia mamma con pazienza e amore realizzava la sera, quando tutto era calmo e sistemato. Tutto questo era lì: sembrava il mio porto sicuro mentre tutto fuori correva. Era un ticchettio costante che scandiva il tempo lentamente, secondo dopo secondo. E con la stessa calma, in punta di piedi, senza che io quasi me ne accorgessi, il ticchettio dei ferri si è fatto più debole, finché pochi mesi fa si è fermato» racconta Francesca Ronzoni del "Club dei Punti". «Da lì, la nostalgia di quel suono, la consapevolezza di aver corso troppo e non essermi fermata a imparare quel tesoro e quella tradizione che mia nonna e mia mamma portavano con loro. Proprio in quel momento ecco spuntare un volantino… uno dei tanti che trovi appesi nei negozi … eppure quello per me non è semplicemente stato “un volantino”, bensì l’inizio di una bellissima avventura. L’accoglienza mi fece sentire subito a mio agio: il Club dei Punti non è un “corso”, bensì un momento sereno e tranquillo di condivisione e di amicizia, dove ognuno porta il proprio lavoro, e insieme si lavora e si trasmettono conoscenze e idee, al mio arrivo non sapevo fare nulla se non un po' di punto croce. Ma il Club dei Punti è soprattutto diventato un luogo di amicizia, di conversazione, di cose leggere che ci fanno ridere, ma anche di noi stesse, delle nostre famiglie, dei nostri lavori e dei nostri progetti. Ringrazio il “Club dei Punti” e Miriam per aver permesso di far rivivere dentro di me la mia mamma e la mia nonna, che spesso mentre sferruzzo sento ridere felici...».

QUADROTTI ANTI-ANSIA SOLIDALI NELLE SALE DELL'OSPEDALE
Presso l’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo nel reparto di oncologia è stato attivato il progetto Gomitolo Rosa, con il supporto della Direzione Sanitaria e A.O.B. – Associazione Oncologica Bergamasca onlus. Nella saletta messa a disposizione dall’ospedale, o nelle sale d’attesa per esami o terapie, le pazienti possono passare il tempo in compagnia, allontanando le ansie mentre sferruzzano. Il progetto prevede la realizzazione di quadrotti a maglia che contribuiranno a formare delle copertine lavorate a più mani (per i reparti di neonatologia, strutture d’accoglienza, centri di aiuto alla vita…).

Da Uma Thurman a Julia Roberts, fino a RussEl Crowe (sì, proprio lui, l’attore protagonista di film come “Il Gladiatore”). Sono tante le star internazionali che hanno riscoperto il lavoro a maglia. Per loro e per i tantissimi appassionati è nato anche un social network (Ravelry.com), con milioni di iscritti in tutto il mondo.

a cura di LELLA FONSECA