«Non mi sono mai pianto addosso. Anzi. Ho sempre cercato di tirare fuori tutte le mie potenzialità, senza paura degli ostacoli e delle sfide ma affrontandoli a testa alta. Ho sempre avuto un’alta considerazione di me stesso, a costo di sembrare presuntuoso, e sono orgoglioso di quello che ho fatto finora. I limiti sono solo nella nostra testa».

È di un entusiasmo e un’energia contagiosi Tarek Ihbrahim, 32 anni, in arte Drago (ha un tatuaggio a forma di Dragone sulla schiena), il primo e unico clown-mangiafuoco in sedia a rotelle in Italia, ora anche ballerino. Insieme alla neomoglie Sara Greotti (si sono sposati l’12 settembre) Tarek, che è di Capriolo (Bs) ma è vissuto per anni tra Capriolo e Villongo (Bg), dopo aver vinto nel 2014 i campionati regionali e nazionali nella categoria wheelchair (ndr. sedia a rotelle) Dance Standard e Show Dance, a inizio settembre è stato uno dei protagonisti della prima puntata di Tu si que vales, talent show di Canale 5, andata in onda proprio nel giorno del suo matrimonio. Per Tarek, che è sulla sedia a rotelle da quando è nato, nulla è impossibile. Per anni ha praticato sport a livello agonistico: è stato giocatore di basket in carrozzina, ha tirato con l’arco, giocato a tennis, gareggiato in handbike con noti atleti disabili. «Ho dovuto smettere per problemi alle spalle. I legamenti si erano usurati. D’altra parte per me le spalle sono come le ginocchia per gli atleti, visto che le uso per muovermi» racconta. Poi ha scoperto l’arte di strada e quella del mangiafuoco, passione e professione per la quale ha lasciato un lavoro sicuro e a tempo indeterminato come impiegato in un’azienda del settore alimentare. «Non ce la facevo più a stare tutto il giorno alla scrivania in un ufficio. Avevo bisogno di fare qualcosa di diverso» dice Tarek. «Ora sono felice e appagato, prima ero felice solo quando praticavo il mio hobby. Per questo l'ho fatto diventare il mio lavoro. E non importa se guadagno di meno».

Tanti traguardi che Tarek, di papà egiziano e mamma bresciana, ha raggiunto grazie alla sua straordinaria forza di volontà e voglia di vivere e al sostegno della sua famiglia. «Al settimo mese di gravidanza a mia mamma diagnosticarono la toxoplasmosi. Inizialmente sembrava che non dovesse causare problemi. Invece, purtroppo, non fu così e a nove mesi mi riscontrarono la diplegia spastica neonatale: i tendini dei muscoli delle gambe non si allungavano con la crescita. Ho fatto 15 interventi, oltre 20 anni di riabilitazione» racconta. «Nonostante tutto, la mia infanzia è stata magnifica: mia madre Mariangela e i nonni mi hanno sempre incoraggiato e aiutato in tutti i modi ad affrontare la vita in modo normale. Certo, in alcuni momenti è stata dura. Vedevo gli altri camminare, correre, giocare a pallone, ma non mi sono mai lasciato prendere dalla tristezza. Ho sempre saputo trovare la forza necessaria. Mia madre, poi, non mi ha mai tenuto in una “campana di vetro” per proteggermi. Ho imparato sulla mia pelle quanto può essere difficile la vita con le mie limitazioni, ma soprattutto ho imparato ad affrontarle e superarle senza mai perdere il sorriso».

È davvero una forza della natura Tarek. Sempre allegro, pronto allo scherzo. Gli piace divertirsi ma soprattutto divertire gli altri ed essere al centro dell’attenzione. «Sono sempre stato un po’ una prima donna» dice ridendo. «Così, quando dodici anni fa, Don Cristoforo, il parroco di Villongo dove vivevo all’epoca, mi propose di partecipare a un corso con un artista di strada non mi lasciai sfuggire l’occasione. Un giorno si doveva preparare una festa per beneficenza e chiamarono me per fare il clown. Quel giorno mi divertii tantissimo, oltre a far divertire i tanti bambini» racconta ancora. Per Tarek è come una lampadina che si accende. Che sia quella la sua vera strada? E così si reinventa artista-clown e mangiafuoco, prima per hobby poi per lavoro. «Ero sempre stato attratto dagli artisti di strada, dal fuoco, dai clown. Il fuoco è energia, calore, ho imparato ad addomesticarlo in Brasile dove ho vissuto per otto mesi nelle favelas. E poi avevo diversi amici che lo facevano e ho deciso di provarci anche io». Così tra travestimenti per i bambini, intrattenimenti durante le feste, numeri da giocoliere soprattutto con il fuoco, Tarek inizia a girare l’Italia e l’Europa. «All’inizio la gente sembra vedere solo la mia carrozzina, poi, quando mi vedono all’opera, se ne dimenticano. Guardano me e basta. E questa è la mia soddisfazione più grande. Vedere la gente ridere mi dà una gioia e una grinta incredibile, difficile da spiegare a parole».

Nel frattempo sulla sua strada incontra Sara, una bella ragazza piena di vita come lui, amante dei balli latino-americani. Tra loro scocca la scintilla. «Con mia moglie Sara ho trovato la mia parte mancante. Mi completa. Tra noi due c'è una grande complicità. Riusciamo a capirci con un solo sguardo. Sono fiero di averla accanto e di passare la mia vita privata e lavorativa con lei». è per amor suo che, tre anni, fa Tarek inizia anche a danzare. «All’inizio è stato tutto molto strano. Anche se mi piaceva ballare e già frequentavo le discoteche non mi ero mai cimentato in balli “classici”. Non mi ci vedevo molto, tutto in ghingheri, elegante e lustrini. Sono più da sport estremi che signorili. Ma poi mi sono appassionato e abbiamo deciso di cercare una scuola che potesse insegnare anche a me a ballare. Così abbiamo scoperto la scuola Rosy Dance di Villongo. Qui abbiamo conosciuto Diego Curnis, diventato poi il nostro allenatore. È stato lui a lanciare l’idea di partecipare a delle gare e io, che non mi tiro indietro davanti alle sfide, non sono riuscito a dire di no» continua Tarek. «Certo, ballare in coppia stando in carrozzina è difficile. Ma siamo andati avanti, ci siamo allenati tanto, ci siamo “inventati” un nostro stile acrobatico e i risultati sono arrivati». Passo dopo passo, in perfetta sintonia con Sara, compagna nel ballo e nella vita, fino a Tu si que vales.

La loro esibizione ha commosso, emozionato e entusiasmato non solo i giudici ma anche il pubblico a casa. «Il giorno delle audizioni, a Roma, eravamo super nervosi. Il pubblico inizialmente era silenzioso, guardava il nostro show e dopo 20 secondi circa ha cominciato ad applaudire ed accompagnarci ritmicamente con il battito delle mani. Finito lo show gli applausi non si sono fermati e i giudici (ndr. Maria de Filippi, Rudy Zerbi, Gerry Scotti e Mara Venier) non riuscivano a fare neanche le domande dal frastuono. Infine il verdetto: quattro “sì” e l'accesso alla semifinale» dice. «È stata un’esperienza emozionante e straordinaria». Ma Tarek ha l’argento vivo addosso. Guarda sempre avanti. «Mi piacerebbe fare il clown nelle corsie di ospedale per poter portare un po’ di gioia a chi sta soffrendo e dimostrargli che non si deve mollare mai e che la vita vale sempre la pena di essere vissuta. Io ne sono la dimostrazione» conclude.

a cura di ELENA BUONANNO