Da Caino e Abele a Romolo e Remo, da Mosè e Aronne a Hansel e Gretel. La mitologia e la letteratura di tutti i tempi sono piene di storie di fratelli. Alcune di unione vincente, altre di rivalità, altre ancora di amore-odio. In ogni caso si tratta di vicende profondamente umane e universali. Battibecchi, ripicche, confronti accesi, alternati a momenti di grande slancio e affetto, infatti, sembrano far parte del modo naturale di stare insieme tra bambini della stessa famiglia.

Per questo, anche se spesso i litigi e i conflitti tra fratelli mettono in allarme i genitori, non devono essere drammatizzati. Gestiti, però sì. Come ci spiega la dottoressa Leonella Bugini, psicologa e psicoterapeuta.

Dottoressa Bugini, da dove nascono i conflitti tra fratelli?
I motivi che portano a situazioni di scontro sono: la rivalità per l’amore dei genitori, per la proprietà comune, per lo spazio in cui muoversi. Gli impulsi ostili si rivolgono sia ai fratelli minori sia ai fratelli maggiori. Il fratello o funziona come un doppio, un altro se stesso, o rinvia alla dualità, opposizione o complementarietà di termini irrimediabilmente differenti.

Cosa succede quando in casa arriva un nuovo nato?
Inevitabilmente, l’arrivo di un nuovo nato toglie al primogenito una parte dei beni materiali e affettivi di cui godeva ed è frequente che il fratello maggiore cerchi di escludere chi arriva dopo e di liberarsene in qualche modo. In molte famiglie ci sono aneddoti divertenti di come legami fraterni stretti e duraturi siano stati preceduti da tentativi di danneggiarsi fisicamente (pizzicotti, spintoni, scherzi di ogni genere). Ci vuole tempo perché i fratelli capiscano che i vantaggi dell’essere più d’uno sono superiori agli svantaggi.

In che modo incide la differenza DI età nel rapporto tra fratelli?
Ogni differenza d’età tra due fratelli ha le sue complicazioni specifiche: quando il primogenito è ancora molto piccolo al momento della nascita del fratellino o sorellina (1, 2 anni) è ancora troppo immaturo, bisognoso di cure e incapace di dare un significato ai cambiamenti che si verificano. Innanzitutto vede la mamma, il suo corpo e la sua disponibilità emotiva, che non è più totalmente godibile. Inoltre anche nell'organizzazione familiare si verificano cambiamenti. Quando tra i due fratelli, invece, ci sono più di 6, 7 anni di differenza è difficile per il primo rinunciare al ruolo di centralità avuto in famiglia, a volte anche rispetto a nonni e zii. L’aggressività può essere espressa apertamente o sublimata in attenzioni e cure eccessive fino al desiderio di assumere una funzione genitoriale nei confronti del piccolo di casa. A volte sui fratelli, inoltre, viene spostata l’ostilità in realtà diretta contro i genitori, oppure sentimenti edipici e anche la curiosità sessuale che, inevitabilmente e con forme diverse a seconda dell’età del primogenito, la gravidanza della madre (preceduta dall’unione tra genitori) risveglia. Quando le cose vanno bene, il primogenito si rende presto conto che la rivalità è emotivamente pesante: stare in una posizione di continua competizione è, alla lunga, svantaggioso e i genitori generalmente disapprovano questa posizione, quindi ne esce attraverso l’identificazione con gli altri fratelli (questa è la base del legame sociale), atteggiamento che nasce da un’esigenza di giustizia, di “trattamento uguale per tutti”. Il modo con cui i fratelli risolvono le tensioni tra loro diventa il modello di gestione dei rapporti sociali nei diversi gruppi in cui l’individuo si troverà a far parte nel corso della vita (dal conformismo, al desiderio di emergere, alla difesa di rimanere sempre un passo indietro). A volte, le rivalità tra fratelli si mantengono inalterate per tutta la vita a costo di grandi sofferenze (chi si sente perennemente svantaggiato, chi considera potenziali nemici tutti i pari che incontrerà nei vari contesti lavorativi e sociali, chi continua a rincorrere posizioni irraggiungibili o si sente costretto a detenere da solo il potere, chi continua a iper-proteggere e ad aiutare i più deboli).

Cosa possono fare i genitori per evitare di suscitare, o smorzare, gelosia e rivalità tra fratelli?
Per quanto i genitori si sforzino di trattare i figli nello stesso modo, di essere “giusti”, è inevitabile che, per le situazioni di vita, le differenti esigenze dei figli, le loro caratteristiche di personalità, motivazioni inconsce etc., si producano situazioni in cui un figlio vive l’esclusione, o dalla coppia o dall’unione tra uno o entrambi i genitori con un fratello. E non c’è niente come l’espulsione che mobiliti gelosia, rabbia e rivalità. I genitori non possono evitare o impedire ai figli di scontrarsi. Anzi, se le tensioni, che abbiamo visto essere inevitabili, non si esprimono apertamente, gli individui non imparano a gestirle e ciò può essere all’origine di inibizioni che si mantengono per il resto della vita. Mamma e papà però possono aiutarli a “incanalare” nel modo corretto queste reazioni naturali e istintive. Da un lato quindi è bene che i fratelli sperimentino il giocare insieme anche quando questo significa scontrarsi e competere e non solo aiutarsi e allearsi contro altri bambini e contro gli adulti. D’altra parte, il ruolo dei genitori è cercare di favorire un clima di complicità. Non è sempre facile, certo, ma con alcuni accorgimenti e, in alcuni casi, tanta pazienza, è possibile (vedi box).

L’esperienza di Freud
Freud nel 1915 scriveva: “Non esiste probabilmente nessuna stanza dei giochi senza violenti conflitti tra i suoi ospiti”. E non lo diceva solo come “padre” della psicanalisi. Lo aveva vissuto sulla sua pelle: primogenito del secondo matrimonio del padre, visse coi primi due fratelli, molto più anziani di lui, un nipotino (figlio di uno di questi fratelli) quasi coetaneo, grande rivale e amico per tutta la vita, e cinque sorelle e due fratelli nati dopo di lui.

Le 7 regole d'oro per una convivenza pacifica
1. Fate differenze ma non preferenze. Le differenze esistono e fanno parte della vita. Sono i favoritismi che creano gelosie.

2. Evitate di fare confronti continui tra un figlio e l’altro.

3. Non rimproverate il bambino per la sua ostilità nei confronti del fratello o della sorella: ha diritto di esprimere la sofferenza e anche la sua rabbia. Deve sentire che i genitori lo capiscono e riconoscono la sua difficoltà.

4. Dedicate tempo singolarmente a ogni figlio.

5. Quando litigano evitate di schierarvi da una parte: ascoltate le lamentele, non rimproverate il presunto prevaricatore e incoraggiate la “vittima” a cavarsela con le proprie risorse.

6. Evitate di chiedere sempre a uno di adattarsi alle esigenze dell’altro (in genere di quello più piccolo).

7. Coinvolgete il figlio più grande nell’accudimento del fratellino o sorellina, affidandogli compiti ovviamente che possa svolgere. Essere il vostro “aiutante” lo farà sentire importante, rassicurato e non messo da parte.

a cura di VIOLA COMPOSTELLA

hanno collaborato:
DOTT. SSA LEONELLA BUGINI
Psicologa e Psicoterapeuta
- Presso porto di telemaco SEDE di treviglio

Hanno collaborato le dottoresse Silvia Anfilocchi e Paola Volpi psicologhe e psicoterapeute responsabili delle sedi di Porto di Telemaco di Bergamo e Credaro.