Ogni volta che il nostro corpo riceve stimoli sensoriali (sonori, visivi, motori) dall'esterno, questi stimoli vengono trasformati in informazioni che, attraverso i nervi, sono inviate al cervello e da lì agli organi interessati (udito, vista, muscoli). È grazie a questo "percorso"che, in condizioni normali, possiamo vedere, sentire, muoverci. Ci sono però situazioni in cui i nervi non riescono a veicolare le informazioni in modo ottimale, ad esempio a causa di lesioni o compressioni dei nervi stessi. In queste situazioni, per capire se i nervi funzionano bene, possono essere utili i Potenziali Evocati (PE). Ne parliamo con la dottoressa Anna Furnari, neurofisiopatologa. 
Dottoressa Furnari, di che tipo di esami si tratta?
I Potenziali Evocati sono esami neurofisiologici che, attraverso la somministrazione con apposite apparecchiature di impulsi elettrici, visivi o uditivi, studiano le risposte del Sistema
Nervoso Centrale a uno stimolo sensoriale o motorio esterno e analizzano i nervi che dalla periferia portano le informazioni (sonore, visive, motorie) verso il cervello. In relazione al sistema
sensoriale stimolato si possono dividere in potenziali somatosensoriali (PESS), visivi (PEV), acustici (PEA). Questi Potenziali Evocati studiano le vie afferenti, cioè le vie nervose che dalla periferia portano le informazioni all'encefalo. Poi vi sono i PE motori (PEM) che studiano, invece, le vie motorie che portano le informazioni dalla corteccia verso i muscoli. Per la buona riuscita di questi esami è importante che durante l'esecuzione il paziente sia il più rilassato possibile, riducendo così la presenza di artefatti da movimento nella registrazione e quindi la durata dell'esame.

In quali casi servono o in presenza di quali disturbi possono servire?
Dipende dal tipo di Potenziali Evocati. I PE somato-sensoriali (PESS), che studiano le vie sensitive partendo dal nervo periferico lungo il midollo spinale sino alla corteccia cerebrale, si usano in genere per studiare, oltre al nervo pudendo (cioè del pube), il nervo mediano/ulnare (per gli arti superiori) e il nervo tibiale (per gli arti inferiori) in caso di sofferenze e nevralgie a carico di questi nervi, ma anche ad esempio lesioni midollari o lesioni talamiche e corticali. I PE visivi (PEV) studiano invece il nervo ottico e la corteccia visiva e sono indicati in caso di sospette lesioni oculari e retiniche, del nervo ottico o della corteccia occipitale. Ci sono poi i PE acustici (PEA), che studiano il nervo acustico e il tronco encefalico e sono di fondamentale importanza nella valutazione della funzionalità uditiva nei neonati e nei bambini. Altre indicazioni sono: lesioni del nervo uditivo, lesioni del tronco cerebrale e talamo corticali. I PE Motori (PEM), infine, studiano la via che conduce lo stimolo che nasce nella corteccia motoria cerebrale e che attraverso il midollo spinale raggiunge i neuroni motori e quindi i muscoli. Sono utili in caso di dolore cronico, deficit di movimento, formicolii e paralisi, nel sospetto di lesioni dei nervi periferici e delle radici di braccia e gambe e lesioni midollari.

II NOSTRO CORPO: UNA FITTA RETE DI NERVI
Il sistema nervoso comprende il cervello, il midollo spinale e i nervi. Comunemente si parla di sistema nervoso centrale, costituito da cervello e midollo spinale, e periferico. I neuroni del cervello comunicano tra loro e con le cellule di altre parti del corpo attraverso impulsi nervosi che, simili a correnti elettriche, viaggiano attraverso una fitta rete di vie nervose, portando lo stimolo dalla periferia al cervello e viceversa.

a cura di Elena Buonanno
con la collaborazione della DOTT.SSA ANNA FURNARI
Specialista in Neurofisiopatologia
- PRESSO CASA DI CURA HABILITA DI ZINGONIA -