Non esiste ancora una cura definitiva, ma la "fototerapia " (con buon senso) può aiutare a controllare la malattia. Colpisce più di 2 milioni di italiani con un impatto sulla vita quotidiana che in alcuni casi può diventare davvero pesante. C'è chi smette di fare sport, chi limita al minimo le relazioni sociali e interpersonali. Tutto per colpa di quelle fastidiose "chiazze " che compaiono soprattutto su gomiti, ginocchia, cuoio capelluto, regione lombo-sacrale, mani e piedi. Parliamo della psoriasi, malattia cronica della pelle dall'evoluzione imprevedibile, che la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha assimilato, per l'impatto che può avere sulla salute e sulla qualità di vita del paziente, ad altre malattie croniche ben più note, come il diabete o l'ipertensione.

La buona notizia è che, generalmente, nel corso dell'estate, la malattia tende a migliorare sensibilmente. Ne parliamo con il dottor Carlo Enrico Urbani, dermatologo.

Dottor Urbani, innanzitutto che tipo di malattia è?
La psoriasi è una malattia autoimmune, cronico-infiammatoria, della pelle, non contagiosa. Si caratterizza per la presenza di chiazze di pelle ispessita rossastre e rotondeggianti, chiaramente infiammate, sulle quali si formano delle squame di colore argenteo, dovute a un ricambio delle cellule della pelle 5-10 volte superiore rispetto al turn over normale. In alcuni casi la pelle si desquama al punto da arrivare a sanguinare. Sono evidenti, quindi, le ripercussioni negative che la malattia può avere sulla qualità della vita, in particolare per l'impatto visivo ed estetico. Conoscere e individuare queste condizioni è fondamentale per valutare meglio il "peso" della malattia psoriasica e adottare strategie di gestione multidisciplinari.

Ma quali sono le cause?
L'origine di questa patologia, che divampa all'improvviso a qualsiasi età (anche se il picco di insorgenza è tra i 20 e i 40 anni), è ancora sconosciuta, anche se si ritiene sia dovuta a un errore del sistema immunitario che causa un'eccessiva produzione di cellule della pelle (cheratinociti) in risposta a fenomeni infiammatori. I fattori che attivano questo processo sono in gran parte sconosciuti, ma certe sono una predisposizione genetica e l'influenza di alcuni fattori di rischio ambientali che possono incidere sul decorso della malattia. Fra questi: fumo, abitudini alimentari (diete ipercaloriche), sovrappeso, stress psico-fisici, alcune infezioni e alcuni farmaci (litio, beta-bloccanti, ACE inibitori).

Si può curare? E in cosa consiste la terapia?
Nelle forme lievi esistono trattamenti che permettono di controllare efficacemente la malattia. Tra questi, trattamenti farmacologici topici e fisici (come la fototerapia con particolari lampade UVB a banda stretta o PUVA), pomate emollienti e creme a base di corticosteroidi, acido salicilico, derivati della vitamina A, analoghi della vitamina D (che ha azione antipsoriasica). Nelle forme moderate e gravi serve invece un intervento terapeutico anche sul sistema immunitario, con l'impiego per via sistemica di retinoidi, molecole in grado di controllare l'eccessiva proliferazione e desquamazione epiteliale (dello strato superiore della pelle), e di farmaci immunosoppressori. Da qualche anno abbiamo a disposizione anche, efficaci e con minori effetti collaterali, i "farmaci biologici", che hanno il vantaggio di interferire in modo selettivo nei processi immunologici che scatenano la psoriasi.

Perché in estate migliora?
Il merito principale va al sole, una sorta di farmaco naturale, in associazione alle cure tradizionali, purché preso nella giusta misura. Il sole agisce in diversi modi nei confronti della psoriasi: fa aumentare la sintesi di vitamina D, che come abbiamo detto ha effetto antipsoriasico, diminuisce la velocità di crescita delle cellule che è esagerata nella psoriasi e spegne l'infiammazione. Del resto una delle cure per la psoriasi, la fototerapia si basa sulla parte "buona" dei raggi ultravioletti. Il sole però va preso con precauzione per evitare scottature ed eritemi, senza dimenticare che una piccola quota di casi di psoriasi (circa il 5%) peggiora con un'eccessiva esposizione solare. Per "bagni di sole" non si intende dire che bisogna cuocere la pelle restando ore e ore sotto i raggi: bastano da 20 a 30 minuti al giorno per ottenere un benefico effetto, usando sempre una protezione solare con schermo medio-alto, in base al proprio fototipo. Se si prende il sole al mare, poi, si ha una doppia efficacia terapeutica, infatti la salinità dell'acqua ha un elevato potere "decappante" (cioè favorisce il distacco delle lamelle della psoriasi).

Prima regola: idratare
L'uso di prodotti idratanti e ammorbidenti è molto importante per chi soffre di psoriasi: aiuta la pelle nella sua funzione di naturale barriera protettiva. Inoltre secondo diversi studi può allungare i periodi di remissione della malattia e intensificare gli effetti positivi delle terapie che il paziente sta seguendo. La psoriasi, infatti, pur essendo una malattia cronica, può avere un andamento "altalenante", tra periodi d'intensificazione e altri di totale scomparsa delle chiazze.

Non solo pelle
Secondo le stime dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), in circa il 10 per cento dei pazienti la psoriasi colpisce anche le articolazioni: in tal caso si parla di artrite psoriasica, un reumatismo infiammatorio cronico caratterizzato da dolore delle articolazioni, accompagnato da gonfiore e senso di calore. Oltre all'artrite altre condizioni concomitanti, che si manifestano in genere a distanza di anni dall'esordio della malattia cutanea e non riguardano tutti i malati, sono alcune malattie metaboliche (come diabete e aumento di peso) e cardiovascolari (aumento di colesterolo e trigliceridi, aumento del rischio di diabete e di infarto).

a cura di Elena Buonanno
Con la collaborazione del DOTT. CARLO ENRICO URBANI
Specialista in Dermatologia
- PRESSO CENTRO MEDICO CARVICO E DIRETTORE SANITARIO CENTRO MEDICO ALTHEA A MILANO -