Sono più di 17 milioni, solo in Italia, le persone che soffrono di ipertensione arteriosa o pressione alta, praticamente un italiano adulto su tre. A dirlo è uno studio dell'Istituto Superiore di Sanità (ISS). Di questi, però, circa 3 milioni non sanno di esserlo. Un killer silenzioso, come è stata ribattezzata, che ogni anno provoca nel nostro Paese più di 200 mila morti. Ma perché è così pericolosa? Come accorgersene e cosa fare per tenerla o riportarla ai livelli di guardia? Lo abbiamo chiesto al dottor Arrigo Schieppati, nefrologo.

Dottor Schieppati, innanzitutto quando si può parlare di ipertensione?
La pressione arteriosa è la forza impressa al sangue dal cuore quando si contrae, forza che si esercita sulle pareti delle arterie e rende possibile la circolazione. La sua misura si esprime con due valori; la pressione arteriosa massima o sistolica e la pressione arteriosa minima o diastolica. L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha definito ipertensione arteriosa valori uguali o superiori a 140 di massima e uguali o superiori a 90 di minima. Negli Stati Uniti, una commissione di esperti ha introdotto anche la categoria della cosiddetta pre-ipertensione con valori superiori a 120/80 (i valori normali) ma inferiori a 140/90.

Perché si può alzare?
Nel 95% circa dei casi non è possibile individuare una causa dell'ipertensione, che viene così definita "primitiva" o "essenziale". Esistono però dei fattori che concorrono a provocarla: genetici come familiarità (avere genitori ipertesi aumenta la probabilità di diventarlo a propria volta) ed età (ci sono più ipertesi tra le persone mature e ancor più tra gli anziani); acquisiti e legati a cattive abitudini come fumo, consumo di alcol, eccesso di cibo che porta a sovrappeso e obesità e di alimenti ricchi di sale, sedentarietà etc. e condizioni di stress. In una minoranza di casi, cioè nel 5% dei soggetti ipertesi, all'origine c'è invece una malattia, che è importante individuare perché spesso curandola si risolve anche l'ipertensione in modo definitivo. Queste forme di ipertensione sono dette "secondarie".

Ma come si fa a riconoscerla? Che sintomi può dare?
La maggior parte delle persone non sa di avere la pressione elevata, perché molto spesso non dà alcun disturbo e la prima scoperta avviene in modo del tutto casuale. In alcuni casi, quando è veramente grave, invece, può causare mal di testa, capogiri o epistassi (sangue dal naso). Altri sintomi, non specifici dell'ipertensione ma talvolta associati a essa, sono sudorazione eccessiva, crampi ai muscoli, debolezza, bisogno di urinare spesso, palpitazioni.

Quali sono i rischi più importanti a cui espone?
Anni di studi e di ricerche hanno dimostrato che l'ipertensione è un pericoloso nemico della salute. I primi a subire i danni dell'ipertensione sono il cuore e le arterie, perché sono soggetti a un lavoro molto maggiore rispetto a quello per il quale sono stati "costruiti". In particolare le arterie subiscono alterazioni, diventano più fragili e si possono rompere o chiudere, finendoper arrecare danno agli organi che nutrono, cuore, cervello, reni, occhi (cosiddetti "organo bersaglio"). Le conseguenze sono infarto, scompenso cardiaco, ictus cerebrale, insufficienza renale.

Quindi i danni non sono solo su cuore e cervello…
No, anche i reni possono subirne. I rapporti tra rene e ipertensione, infatti, sono molto stretti. Da un lato l'ipertensione accompagna quasi sempre le malattie renali croniche e ne è una delle conseguenze. Il meccanismo con cui una malattia del rene provoca l'aumento della pressione arteriosa è molto complesso, ma potremmo riassumerlo così: la malattia renale comporta un'incapacità del rene a eliminare in modo efficiente il sale e l'acqua; questo determina un aumento del volume circolante che si riflette in un aumento della pressione arteriosa. Dall'altra parte, l'ipertensione può a sua volta provocare ulteriore danno ai reni e accelerare l'evoluzione della malattia renale fino alla distruzione dei reni.

Quali sono oggi le terapie disponibili?
Nelle forme di ipertensione lieve o in quelle condizioni in cui a volte la pressione arteriosa è normale e a volte elevata (borderline, cioè di confine) si può decidere di attendere spiegando bene l'importanza di seguire alcune norme di buona salute, grazie alle quali la pressione arteriosa può anche tornare normale. Si tratta in pratica di correggere i fattori di rischio: perdere peso (con la dieta ma anche con un'attività fisica regolare), mangiare meno salato, smettere di fumare, limitare l'uso di alcol ("regole" che comunque valgono anche per chi prende già un farmaco). Nelle forme di ipertensione moderata/severa o nei casi in cui queste abitudini non siano sufficienti a portare la pressione arteriosa ai livelli desiderati invece è necessario prescrivere dei farmaci. Nel corso degli ultimi 50 anni la ricerca farmacologica ha messo a disposizione molte nuove e valide molecole (diuretici, calcioantagonisti, ace-inibitori, betabloccanti etc.) Nonostante questo, molti studi documentano che non tutti i pazienti ipertesi raggiungono il valore di pressione arteriosa augurabile (inferiore a 140/90 e anche meno per alcune categorie di pazienti che abbiano già altri fattori di rischio cardiovascolare), sia perché le cure non sono seguite scrupolosamente sia perché alcuni pazienti hanno una forma di ipertensione chiamata resistente. Per loro negli ultimi due-tre anni è stata proposta una terapia denominata denervazione renale, al momento in fase di studio (vedi box).

Sistolica o diastolica: che differenza c'è?
Il cuore, battendo a intervalli regolari, genera due tipi di pressione: la pressione massima o sistolica indica la pressione che il sangue esercita nelle arterie nel momento in cui il cuore pompa; la pressione minima o diastolica invece indica la pressione che il sangue esercita quando il cuore si rilassa. Oltre al loro valore preso singolarmente, si è visto che conta anche la differenza tra i due: più è elevata, maggiore sembrerebbe essere il rischio cardiovascolare.

La denervazione renale è una procedura mininvasiva che interrompe l'iperattivazione dei nervi del sistema simpatico a livello renale (condizione che diversi studi hanno dimostrato associata all'ipertensione), tramite l'utilizzo di un catetere che rilascia energia a radiofrequenza a basso potenziale.L'efficacia e la sicurezza di questa procedura sono ancora in fase di studio.

Come, dove e quando misurarla
• Per chi soffre di ipertensione, specie in terapia, è utile avere un apparecchio per la misurazione della pressione in casa. Ricordatevi, però, che i valori sono influenzati da diversi fattori: orario (la mattina più alta, la sera più bassa), stagione (il freddo tende a farla salire), stress ed emozioni, assunzione di sostanze eccitanti. Per questo, prima della misurazione è bene non fumare, non bere caffè o bevande con caffeina, accertarsi che la stanza non sia troppo fredda, non parlare né muoversi durante la misurazione, non misurarla subito dopo uno sforzo fisico o una forte emozione.
• In occasione del primo riscontro la pressione viene misurata su entrambe le braccia: una differenza significativa tra le due misurazioni è un dato da considerare, perché in relazione a un aumentato rischio cardiovascolare.
• Nelle ipertensioni lievi è sufficiente misurarla, mattina e sera, una volta a settimana (tre in caso di valori alti, se si è in cura e sopra i 65 anni).

a cura di ELENA BUONANNO
Con la collaborazione del DOTT. ARRIGO SCHIEPPATI
Specialista in Nefrologia
- RESPONSABILE UNITA' MALATTIE RARE A. O. PAPA GIOVANNI XXIII DI BERGAMO -