Laser a bassa potenza, piastrine biorivitalizzanti, autotrapianto: le soluzioni per chi non vuole rassegnarsi a dire addio ai propri capelli

La calvizie, in termini medici alopecia androgenetica, è la più comune malattia dei capelli. Colpisce circa l'80% dei maschi ed il 50% delle femmine nel corso della vita. La frequenza aumenta con l’età: a 30 anni interessa il 30% dei maschi, a 50 anni il 50%, a 70 anni l’80%.

Anche nella donna la malattia è più frequente dopo la menopausa, sebbene negli ultimi dieci anni siano aumentati i casi di calvizie fra le donne giovani. Un problema diffuso, quindi, che spesso porta con sé disagio e imbarazzo.

Stress e alimentazione scorretta: i nemici che “accorciano” la vita dei capelli
Sono molti e diversi i fattori che possono alterare la vitalità dei capelli. Tra questi intossicazione da metalli pesanti, sedentarietà, fumo, disturbi ormonali, ipersecrezione sebacea e dermatiti (ad esempio dovute a psoriasi o a dermatite seborroica), problemi di malassorbimento o celiachia, malattie della tiroide o autoimmuni. Un ruolo importante è poi giocato dall’alimentazione, se carente di minerali e oligoelementi, come ferro, rame e zinco, troppo povera di frutta e verdura o troppo drastica. Non da ultimi, anzi, anche stress e sedentarietà possono favorire problemi di alopecia. Al contrario l’attività fisica non solo aiuta a scaricare le tensioni ma stimola la circolazione in tutti i tessuti dell’organismo, cuoio cappelluto compreso, garantendo un maggior apporto di ossigeno e nutrimento e una migliore irrorazione della radice del capello, cioè la parte "viva" del capello che si trova nello strato più profondo della cute e assicura la continua riproduzione delle cellule che danno vita ai capelli. Di fronte a una perdita anomala di capelli, quindi, la prima cosa da fare è correggere lo stile di vita: modificare l’alimentazione, assumere integratori con minerali e oligoelementi, astenersi da fumo e alcool, praticare quotidianamente una corretta attività fisica. In alcuni casi può anche essere indicato eseguire un’analisi del capello per valutare il grado di intossicazione da metalli pesanti del nostro organismo e, se presente, seguire una terapia disintossicante. Tutti questi accorgimenti sono utili non solo per provare a rallentare la caduta dei capelli, ma anche preventivamente per mantenerli forti e vitali.

Laser e biostimolazione per arginare il problema prima che sia tardi
Se però il problema persiste, oggi esistono terapie innovative che possono aiutare ad arrestare il progredire della calvizie. Tra queste un laser a bassa potenza (LED), in grado di aumentare la proliferazione cellulare e garantire un ispessimento dei capelli trattati, evitare il processo di morte cellulare dei follicoli piliferi (le strutture della pelle che avvolgono la radice del capello e producono le cellule che lo compongono), aumentare la vascolarizzazione e quindi il nutrimento del tessuto circostante. Un’altra tecnica che si è rivelata efficace è la biostimolazione con le piastrine (PRGF) che consiste nell’utilizzare, dopo specifico isolamento, i fattori di crescita (piastrine) presenti nel sangue stesso del paziente, con la finalità di stimolare, potenziare ed accelerare la rigenerazione dei capelli.

Autotrapianto, una tecnica innovativa per riavere la chioma di un tempo… o quasi
Se anche questo non riesce a “invertire la rotta” e la calvizie è ormai comparsa, l’unica soluzione per riavere i propri capelli resta l’autotrapianto. Oggi l’uso di tecniche microchirurgiche abbinate all’utilizzo di mezzi ottici di ingrandimento ha ridotto al minimo l’impiego di anestetici locali, ha portato alla semplificazione dell’intervento e soprattutto all’abbattimento dei costi. La più moderna tecnica in questo campo, la FUE (Follicolar Unit Extraction), è stata messa a punto da due chirurghi plastici brasiliani, il professor Carlos Uebel e il professor Munin Curi: consiste nel trasferimento di unità follicolari (micro-graft) da una zona all’altra del capo. Le micro-graft, o unità follicolari, contengono da uno a quattro bulbi: ogni bulbo corrisponde a un capello, quindi ogni graft contiene da uno a quattro capelli. La zona donatrice si trova nella parte inferiore della nuca e nelle regioni laterali del capo dove i follicoli hanno un’alta densità e i capelli non cadono perché geneticamente diversi da quelli delle zone colpite da calvizie. Questa caratteristica consente a questi bulbi, una volta trasferiti, di crescere e dare copertura, senza necessità di ulteriori trattamenti. I capelli nella zona di prelievo vengono rasati a una lunghezza di un millimetro e si esegue una piccola anestesia locale. Si procede quindi all’espianto delle unità follicolari con uno strumento sottilissimo detto micro-punch. Questa fase dura da una a tre ore a seconda dell’estensione del trapianto. Segue poi la parte più delicata, ovvero quella dell’impianto, in cui vengono inserite le unità follicolari, dando loro il verso e l’inclinazione di quella zona così da garantire un effetto assolutamente naturale. Dopo mezz’ora il paziente può ritornare a casa senza bendaggio o medicazione. Le unità follicolari attecchiscono entro otto-dieci giorni: i bulbi dei capelli trapiantati diverranno parte integrante della zona in cui sono stati posizionati e potranno così dare origine entro sei mesi a un capello normale con un ciclo di vita identico a quello di un capello mai trapiantato. Essendo una tecnica versatile, è indicata anche per i casi clinici in cui si voglia andare a coprire una cicatrice da trauma o post intervento. Ovviamente, per la buona riuscita dell’intervento, è necessario prima valutare la natura della perdita dei capelli, conoscere il paziente e le sue aspettative.

Caduta? Fino a 80-100 capelli al giorno è normale
Perdere un centinaio di capelli al giorno è considerato un processo fisiologico, che serve a mantenere i capelli in salute. I follicoli piliferi hanno un'attività ciclica per cui alternano periodi di attività, durante i quali producono il capello, a periodi di riposo, seguiti dalla caduta. Questo fa sì che, in condizioni normali, i capelli che cadono vengano rimpiazzati da quelli nuovi in crescita. Se però questo meccanismo di turn over (cioè ricambio) si altera, o perché ne cadono troppi o perché ne ricrescono troppo pochi, inizia un diradamento che, se trascurato, può portare alla calvizie.

a cura del Dott. MICHELE CATALDO
Specialista in Chirurgia Plastica
- PRESSO IL CENTRO clinic autotrapianto DI Bergamo -