Quando si è in gravidanza e si ha già un bambino può succedere che la futura mamma entri più facilmente in contatto con virus e batteri responsabili delle malattie infettive più comuni negli anni dell’infanzia. Queste patologie, che non comportano seri rischi per la salute del bambino in età scolare, possono invece interferire con il benessere del feto.

Prevenire è possibile? Come regolarsi per evitare il contagio, soprattutto quando si è già mamme e il proprio bimbo può “portare a casa” virus e batteri? «Prima di tutto va sottolineato che la gravidanza è una condizione fisiologica da vivere serenamente» dice Francesco Clemente, ginecologo. «Una futura mamma che contrae un’infezione virale non sempre la trasmette al feto. È importante, però, nel momento in cui dall’asilo dovesse arrivare la comunicazione di una malattia in corso, mettere in pratica alcuni accorgimenti per limitare il contagio, come non usare le sue posate o il suo bicchiere e lavarsi sempre le mani».

“Mani-piedi-bocca”
«È causata da un enterovirus e generalmente non ci sono conseguenze negative per feto o gravida. L’esantema (ndr. eruzione cutanea diffusa) caratteristico è costituito da macule e vescicole localizzate in bocca, su palmo di mani e piedi. Quando il contagio avviene nelle ultime fasi della gestazione il neonato può ammalarsi precocemente dopo la nascita. Se il bimbo è nato a termine, la situazione si risolve in genere senza conseguenze per la salute; i rischi sono maggiori se il neonato è prematuro» osserva il dottor Clemente.

Sesta e quinta malattia
Il rischio che una donna contragga la sesta malattia (infezione causata da un virus Herpes che si manifesta con l’esantema associato a febbre alta) in gravidanza è molto basso, perché nel 90% dei casi ci si ammala in infanzia e si è quindi immuni. «Se contratto in gravidanza è possibile che il virus raggiunga il feto causando aborto o manifestandosi nel neonato dopo la nascita causando febbre alta che si risolve in genere senza conseguenze per il bambino» spiega il ginecologo. L’arrossamento delle guance senza febbre è il segnale invece della quinta malattia. Questo virus non è molto contagioso ma, se contratto nella prima metà della gravidanza, c’è il rischio che il feto possa andare incontro ad anemia molto seria.

Scarlattina
Malattia di origine batterica può presentarsi più di una volta negli anni dell’infanzia e si riconosce per i sintomi caratteristici, ovvero “lingua a fragola” (coperta di una patina bianca e cosparsa di puntini rossi), mal di gola, esantema e febbre. «Se contratta nei nove mesi la scarlattina non mette a rischio direttamente la salute del nascituro, ma il rialzo febbrile, dovuto all’infezione, può causare un parto pretermine» dice l’esperto. «Per questo se il primogenito si ammala è opportuno che mamma e figlio eseguano un tampone faringeo. Se l’esito mostra la presenza dello stesso ceppo di streptococco, per prudenza alla futura mamma potrà essere prescritto un antibiotico compatibile con la gravidanza per risolvere rapidamente la situazione e prevenire eventuali complicazioni».

Morbillo
«In Italia si sta verificando un incremento dei casi di morbillo tra gli adulti e il fenomeno interessa quindi anche le future mamme che sono recettive» avverte il ginecologo. «Se contratto in gravidanza, il morbillo non è associato a malformazioni del feto ma può complicarsi in polmonite, aumentando il rischio di un parto pretermine. Se la malattia si manifesta in prossimità del parto c’è il rischio che il piccolo si ammali. Il morbillo del neonato è una condizione molto seria che richiede l’ospedalizzazione. Per questo è importante cercare di prevenirlo, procedendo con un’infusione di immunoglobuline per via endovenosa entro sei giorni dal contagio se la futura mamma ha avuto contatti con una persona malata».

Varicella
Se trasmessa al bimbo che cresce in utero, può avere conseguenze importanti per la sua salute. «Il rischio è maggiore se la futura mamma si ammala entro la 20ma settimana di gestazione; dalla 20ma a 3 settimane prima del parto i rischi sono trascurabili» afferma il dottor Clemente. «In meno di 2 casi su 1000 possono verificarsi complicanze agli arti, occhi, patologie neurologiche o cutanee. Se contratta in prossimità del parto c’è il rischio significativo che il bimbo si ammali di varicella neonatale. Per questo motivo è importante iniziare, nei casi di varicella in gravidanza, la terapia specifica per ridurre i rischi».

Rosolia
È una malattia virale che si risolve positivamente nella gran parte dei casi, tuttavia se viene contratta durante la gravidanza può avere conseguenze gravi. È infatti la patologia infettiva che più di altre può provocare malformazioni fetali. La vaccinazione è estremamente consigliata. Se il contagio avviene entro la 11ma settimana di gravidanza il rischio di trasmissione è molto elevato con gravi danni fetali che vanno nel complesso nome di “sindrome della rosolia congenita”. L’arma per proteggersi da rosolia, morbillo e varicella sono i vaccini. Alle donne che desiderano un figlio è consigliabile eseguire un esame del sangue per verificare l’immunizzazione e se necessario sottoporsi alle vaccinazioni sei mesi prima di iniziare la gravidanza.

a cura DI VIOLA COMPOSTELLA
con la collaborazione del DOTT. FRANCESCO CLEMENTE
Specialista in Ostetricia e Ginecologia ASST Bergamo EST