Tutto procedeva per il meglio. Il lavoro andava bene, il suo matrimonio era fissato a settembre. Non poteva essere più felice di così, quando in pochi istanti, a Luglio 2005, tutto cambia per Paolo Gamba, all’epoca 37 anni, titolare di una piccola impresa di impermeabilizzazione e coperture a Brembate di Sopra. Mentre è in cantiere il muletto che stava manovrando si ribalta e lui rimane schiacciato: la gamba destra è solo fratturata, ma la sinistra è molto compromessa, con fratture esposte.

Viene portato al Policlinico San Pietro dove lo operano e posizionano un Ilizarov (un anello metallico con fili che fissa la tibia esposta). Dopo il primo intervento seguono mesi di cure, medicazioni, camera iperbarica. A Ponte San Pietro Paolo può stare vicino alla sua attività; la sua salute certo è la prima preoccupazione, ma deve anche assolutamente mantenere in piedi la sua impresa. Ma non è affatto facile. La gamba sinistra non migliora. Non sente male, perché i nervi si sono danneggiati, ma le ferite non guariscono, il piede rischia la necrosi, non si può sospendere la terapia antibiotica, spostarsi è difficoltoso, deve sempre tenere la gamba distesa. Nel frattempo il matrimonio è stato rimandato a data da definire. Si sente in un vicolo cieco, senza apparente via d’uscita. Finché, grazie al supporto della futura sposa e dopo molti consulti specialistici tutti con esito negativo, decide di andare agli Ospedali Riuniti di Bergamo per l’amputazione della gamba sopra il ginocchio. «Può sembrare assurdo, ma per me l’amputazione è stata una liberazione. Avevo capito che quella gamba non sarebbe mai guarita ed era un peso morto che mi portavo dietro a fatica.

Dopo l’intervento sono andato a Budrio vicino a Bologna, al Centro protesi dell’INAIL e mi hanno dato il primo arto artificiale, un modello semplice per iniziare a prendere confidenza. Vedevo altre persone camminare bene con le loro protesi e mi sembrava una cosa impossibile, invece, con un po’ di pratica, anch’io mi sono rimesso in piedi. A Budrio ho visto molte persone meno fortunate di me, soprattutto bambini con malformazioni dalla nascita che non hanno mai provato a correre con le loro gambe, ho capito che avevo ancora molte opportunità. Dopo due anni, io e la mia fidanzata ci siamo finalmente sposati e la festa è stata doppia, visto che ero in piedi e camminavo!» ricorda Paolo. Paolo non è tipo da piangersi addosso. Al centro di Budrio riceve assistenza per poter ricominciare un’attività sportiva, prova il nuoto e la bicicletta. Gli sembra di rinascere. Per lui il movimento e lo sport sono sempre stati una grande passione. Per quasi vent’anni prima dell’incidente era arrivato a dedicarsi anima e corpo alla pallavolo come giocatore e allenatore, andando in campo sette giorni su sette; poi l’impegno era diventato troppo pesante, difficile da conciliare con la gestione dell’impresa ed era passato al ballo, diventando insegnante di balli caraibici. Ma nel 2014, con la sua gamba nuova, complice un vecchio amico, ritorna al suo primo amore, la pallavolo. Ed è l’ennesima occasione, per Paolo, di dimostrare a se stesso e agli altri che, grazie alla sua tenacia e determinazione, nella vita può raggiungere ancora molti traguardi. «Nel 2014 Massimo Barossi, un amico della pallavolo, subisce anche lui un incidente sul lavoro e l’amputazione. Va anche lui a Budrio e lì gli propongono il sitting volley, una specialità paralimpica che in Italia è poco conosciuta. Insieme partecipiamo a una dimostrazione a Pavia e così decidiamo di dedicarci a questa disciplina» racconta. Il sitting volley, da non confondere con la pallavolo sulla sedia a rotelle, è una variante della pallavolo tradizionale in cui i sei giocatori per squadra sono seduti a terra nel campo, di dimensioni inferiori rispetto a quello normale, con una rete posta a 110 cm per gli uomini e 105 cm per le donne. «Abbiamo cominciato a giocare nel Missaglia, vicino a Lecco, poi siamo stati scelti per la nazionale italiana che nasceva in quell’anno, di cui sono capitano. La pallavolo è uno sport molto tecnico e la nostra esperienza nella pallavolo standing ci è servita tantissimo. Nel 2015 abbiamo partecipato ai campionati europei in Germania, non ci siamo classificati perché il livello era altissimo, noi eravamo all’inizio come squadra, ma è stata comunque una bella esperienza».

Nel Missaglia Paolo comincia anche un’attività con le scuole: porta il sitting volley nelle palestre scolastiche, dove bambini e ragazzi rispondono con entusiasmo. Durante questi incontri si fanno diverse attività fisiche a terra e alla fine, quando Paolo rivela che hanno giocato con un disabile, tutti si guardano stupiti. Sul pavimento della palestra erano tutti alla pari! Questa è l’inclusione messa in pratica. Il suo impegno verso le nuove generazioni si concretizza anche nel supporto alla Onlus “La passione di Yara”, nata a Brembate in ricordo della giovane ginnasta scomparsa tragicamente. L’associazione ha come scopo permettere a ragazzi che non hanno le possibilità economiche di dedicarsi alla loro passione, sia sportiva sia artistica o altro ancora. Da due anni organizza a Brembate un torneo di sitting volley il cui ricavato viene interamente devoluto alla Onlus.

La generosità di Paolo è evidente anche quando ci racconta con tristezza che a Budrio non tutti possono ricevere protesi dello stesso livello. Essendo un assistito INAIL, perché il suo incidente è stato sul lavoro, ha già ricevuto altre protesi più evolute dopo la prima. L’ultima è di pochi giorni fa, con il pistone controllato elettronicamente che gli permette di camminare con naturalezza. Ne ha una seconda non elettronica che può usare in acqua. Gli assistiti dal Servizio Sanitario Nazionale invece ricevono solo una protesizzazione di base, molto meno sofisticata.

Ora in agenda ci sono una dimostrazione di sitting volley a San Pellegrino (nell’ambito di un evento organizzato con la partecipazione degli studenti dell’Istituto Alberghiero), il primo campionato italiano per club a Maggio e l’evento più importante: il campionato europeo a Novembre, in Croazia con la Nazionale Italiana… e chissà quanti altri appuntamenti. Paolo Gamba è un vulcano di energia e non ha certo intenzione di fermarsi ora!

- a cura di LELLA FONSECA