È uno degli animali più diffusi nella case degli italiani. C’è chi lo prende “al posto” di un cane o un gatto perché meno impegnativo nella gestione, chi perché affascinato dal mondo “subacqueo”, chi ancora per far contenti i bambini rapiti dal suo colore vivace. Parliamo del pesce rosso. Ma quali sono le sue esigenze? Quale la sua alimentazione e il suo habitat ideale? Lo abbiamo chiesto al dottor Michele Mutti, idrobiologo e ittiologo.

Quali sono le caratteristiche fisiche e "caratteriali" che hanno reso il pesce rosso il pesce più diffuso nelle nostre case?
Il pesce rosso o Carassio dorato (Carassius auratus) deve il suo successo soprattutto alla robustezza e alla grande adattabilità. Originari dell’Asia orientale, dalla Siberia alla Cina, i pesci rossi sono creature estremamente interattive e con caratteri individuali molto distinti. Spesso mostrano comportamenti interessanti e negli individui di taglie maggiori si può parlare di apprendimento anche se in forma semplice: non è raro vederli associare al colore o al rumore del contenitore per il mangime il cibo che di lì a poco riceveranno; è possibile addirittura educare l’animale a lasciarsi accarezzare o a cibarsi direttamente dalle mani di chi se ne prende cura.

Come dovrebbe essere il suo habitat ideale? Meglio la boccia o l’acquario?
La classica boccia, a cui vengono spesso associati, è alla base di tutta un serie di problemi che abbassano drasticamente le aspettative di vita di questi animali: in primis l’accumulo repentino di sostanze dannose per il pesce, derivanti dal metabolismo dell’animale stesso, come ammoniaca, nitriti e nitrati. In uno spazio ristretto anche lo sviluppo e la proliferazione di batteri pericolosi potrebbe creare non pochi problemi al nostro “amico”. Inoltre per sua conformazione, la boccia vede una superficie di contatto tra aria e acqua molto limitata, per cui la scarsa diffusione dell’ossigeno determina condizioni molto complicate (al limite dell’anossia) per l’animale che si trova costretto a salire in superficie per inglobare, “boccheggiando”, le molecole di ossigeno atmosferico dentro l’acqua. Altro problema è la mancanza quasi totale di “arredo” dell’ambiente: il pesce si muove in una situazione priva di riferimenti, soprattutto se la boccia viene posizionata a centro tavola, lontano da pareti e mobili. L’ideale sarebbe poter disporre di una piccola vasca, dimensionata al numero e alla taglia dei pesci (per animali di piccole dimensioni 15-20 litri per ogni pesce) che preveda un allestimento semplice e pratico ai fini della pulizia: un ghiaietto grossolano per il fondo, qualche radice, piante finte o anche vere ancorate alle radici e piccoli sassi. La vasca, inoltre, dovrebbe essere provvista di un filtro (HOB o canestro), di un piccolo areatore, al fine di mantenere alta la concentrazione di ossigeno nell’acqua, di un sistema di illuminazione semplice (neon o LED) e di un riscaldatore dimensionato al volume dell’acquario. Non si deve dimenticare che le indicazioni per il volume della vasca sono un riferimento per giovani pesci di piccole dimensioni: il carassio adulto può facilmente raggiugere i 30 centimetri e quindi la regola dei 15-20 litri perde di validità. Da questo punto di vista sarebbe utile cominciare a considerare anche i pesci come animali da compagnia, allevandoli rispettandone le esigenze, spesso sottovalutate o considerate con molta superficialità.

Ogni quanto deve essere cambiata l’acqua?
Se è presente un filtro, un cambio settimanale del 10% è più che sufficiente, altrimenti è necessario effettuare un cambio settimanale anche completo avendo l’accortezza di preparare l’acqua la sera prima dentro alcuni secchi per fare in modo che raggiunga la temperatura di quella in cui si trova il pesce, oltre a perdere per evaporazione il cloro contenuto. Purtroppo il cambio d’acqua viene spesso fatto mettendo il pesce in una tazza se non un bicchiere e utilizzando direttamente l’acqua di rete (nei mesi freddi a 7-8 gradi contro i 18-20 della vasca ). è come se d’inverno, in mezzo alla neve uscissimo nudi a fare una bella passeggiata.

Quali altre regole di manutenzione bisognerebbe seguire per la vasca?
Sarebbe consigliabile una pulizia settimanale del fondo (utilizzando un apposito sifone) in modo da eliminare le feci o il cibo inconsunto e la pulizia delle pareti della vasca e degli arredi nel caso in cui si formassero eventuali formazioni algali. A questo proposito possono fornirci un piccolo aiuto anche alcuni pesci dei generi Plecostomus, Ancistrus e Corydoras. Spesso la comparsa di alghe sulle pareti o sul fondo è il segnale che nell’acqua sta aumentando il carico organico; questo fatto è molte volte imputabile a razioni troppo elevate di cibo che, non essendo consumate dal pesce contribuiscono, attraverso il processo di decomposizione, a “fertilizzare” l’acqua stessa. Un’altra causa della proliferazione algale è l’eccessiva illuminazione della vasca: in questo caso sarà utile regolare il periodo di utilizzo delle lampade e dove possibile, operare una riduzione dell’illuminazione esterna.

Qual è l'alimentazione più indicata per i pesci rossi?
In natura la dieta del Carassio è composta prevalentemente da piccoli invertebrati come larve acquatiche di insetti, soprattutto ditteri, piccoli crostacei e anellidi, anche se non disdegna insetti che rimangono intrappolati nella tensione superficiale o addirittura semi che si depositano sulla superficie dell’acqua. Spesso lo si trova anche vicino al fondale intento a “grufolare” tra il detrito e il limo in cerca di particelle organiche. Per alimentarlo correttamente in vasca bisognerebbe tener presente quanto appena detto, cercando di alternare i comuni mangimi (da prediligere il pellettato alla classica scaglia per ridurre l’ingestione di aria da parte del pesce) con mangimi vivi, surgelati o liofilizzati (Daphnia, larve di Chironomus, piccoli vermi). Le parole d’ordine in ogni caso sono parsimonia e costanza: proprio perché una “buona forchetta”, il Carassio (ma questo vale per tutti i pesci d’acquario) andrebbe alimentato secondo la regola del “poco e spesso”. Un ultimo consiglio: evitiamo esperimenti vari per i quali finiscono nella vasca cibi dannosi o pericolosi; lo stesso pane, fermentando nell’apparato digerente del pesce porta il Carassio a esplodere letteralmente come un palloncino troppo gonfio.

Meglio soli o in compagnia?
Il Carassio, per sua natura è pesce gregario che ama vivere in compagnia dei suoi simili, anche di altre specie. Nel caso di un acquario di comunità (con più specie presenti) va ricordato che la temperatura ottimale per il Carassio, soprattutto nelle sue forme più particolari, si aggira intorno ai 24°C mentre altri pesci necessitano di temperature più elevate e quindi la scelta di eventuali compagni per il nostro amico deve tener conto anche di queste considerazioni.

a cura di ELENA BUONANNO
Ha collaborato DOTT. MICHELE MUTTI
Idrobiologo, Ittiologo