Mini-guida a un corretto utilizzo dei servizi di emergenza
Sono sempre di più i genitori allarmati per la salute del proprio figlio che decidono di ricorrere ai servizi di emergenza senza una reale necessità. Ogni anno circa 5 milioni di bambini in Italia vengono visitati nei Pronto Soccorso pediatrici quando in realtà solo una minima percentuale si presenta con una vera e propria necessità, cioè viene loro attribuito un codice giallo o rosso.

All’Ospedale Papa Giovanni XXIII, ad esempio, lo scorso anno sono stati più di 20 mila i bambini visitati, di cui l’86% contrassegnati con il codice bianco e verde (casi non urgenti o urgenti differibili), il 14% il giallo e 0,23% con il rosso. Ma quando serve davvero recarsi in Pronto Soccorso? Scopriamolo con l’aiuto di Maurizio Ruggeri, responsabile della Pediatria d’Urgenza dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo.

Dottor Ruggeri, a cosa serve il Pronto Soccorso?
l Pronto Soccorso è un servizio sanitario sempre disponibile, deputato a trattare situazioni che richiedono l’intervento immediato o repentino dei sanitari, cioè i casi che normalmente definiamo come urgenti. Termine che non va confuso con “grave”. Sono due concetti diversi: una malattia può essere gravissima e non richiedere un intervento immediato. è il caso di una malattia oncologica, dove qualche ora di attesa non incide sulla prognosi. Viceversa una condizione può non essere gravissima, ma richiedere un intervento celere dei sanitari per evitare che la situazione peggiori, come nel caso di tagli profondi o fratture.

Perché così tanti bambini vengono portati in Pronto Soccorso?
I motivi sono diversi: alcuni sono correlati ad aspetti socio-culturali (medicalizzazione eccessiva, ridotta tolleranza alla malattia banale, alterata percezione dell'urgenza) altri ad aspetti organizzativi. L’utente infatti è libero di scegliere tra il pediatra di famiglia e il Pronto Soccorso pediatrico dell’Ospedale, che è un presidio aperto 24 ore su 24, comodo e facilmente fruibile, in grado di erogare prestazioni tempestive, senza appuntamenti o liste d’attesa. Molto frequenti sono anche i fattori emotivi: i genitori investono molto sui figli, spesso unici, e chiedono prestazioni pressoché immediate e tranquillizzanti. Ciò fa sì che, nonostante la popolazione infantile diminuisca, le richieste di prestazioni urgenti aumentino a un ritmo di circa 10% l'anno.

Tante persone quindi trovano nel Pronto soccorso una soluzione consona al loro problema, senza pensare che il loro comportamento potrebbe avere effetti tutt’altro che secondari sul servizio stesso che si apprestano a usufruire. È così?
È una questione di civiltà, di educazione e di abitudini. Bisogna partire dal presupposto che il Pronto Soccorso non è un ambulatorio pediatrico che sostituisce il pediatra di fiducia a qualsiasi ora e per ogni necessità, ma è una struttura sanitaria ospedaliera creata per l’accettazione, la stabilizzazione e la prima assistenza dei soli bambini che necessitano di cure urgenti con accesso diretto: un uso improprio di questo servizio rischia di rendere carente questa organizzazione e la possibilità di un'immediata assistenza ai bambini realmente critici e gravi. L’iperaffollamento e le attese alla visita pediatrica dei codici bianchi e verdi facilitano inoltre la diffusione di malattie infettive per contatto in ambienti che possono diventare poco idonei al soggiorno di tanti bambini contemporaneamente.

Come devono comportarsi allora i genitori?
Portare il bambino al Pronto Soccorso al primo cenno di malessere non deve essere la soluzione privilegiata, salvo particolari condizioni cliniche del piccolo, come malattie importanti, croniche o pregresse. I numeri raccolti al nostro Pronto Soccorso pediatrico mostrano che più del 50% dei bambini che visitiamo non richiede cure urgenti o valutazioni cliniche immediate, necessarie per escludere malattie gravi o rapidamente evolutive: la maggior parte sono casi non urgenti, che potrebbero essere gestiti direttamente dal pediatra di famiglia che, però, in circa il 90% dei casi non viene neanche consultato prima di accedere al PS. Il pediatra di fiducia (o il pediatra dello studio associato) che conosce bene il bambino, dovrebbe invece rappresentare l’interlocutore principale che il genitore deve consultare, se possibile, almeno telefonicamente prima di venire in Pronto Soccorso. Nelle ore notturne e nei giorni festivi il pediatra di famiglia è sostituito dal servizio di continuità assistenziale (ex Guardia medica: numero unico tel. 035.3535). In diverse sedi della provincia, l’ASL ha inoltre messo a disposizione un Servizio pediatrico ambulatoriale territoriale gratuito, attivo ogni sabato pomeriggio dalle 14 alle 18.

Il triage
In Pronto Soccorso l’assistenza ai pazienti avviene secondo un criterio di priorità. I vari casi vengono valutati da infermieri appositamente formati che assegnano a ciascuno un codice colorato. Questo sistema, chiamato “triage”, si compone di regole precise ed è seguito a livello internazionale.
Codice rosso: molto critico, pericolo di vita, priorità massima, accesso immediato alle cure
Codice giallo: mediamente critico, presenza di rischio evolutivo, possibile pericolo di vita.
Codice verde: poco critico, assenza di rischi evolutivi, prestazioni differibili.
Codice Bianco: non critico, paziente non urgente.

Devo portare in mio figlio in Pronto soccorso se…

FEBBRE
• La febbre è elevata, persistente e risponde poco alla terapia antipiretica
• La febbre è associata a convulsioni
• La febbre è associata sintomi quali vomito e cefalea intensa che non migliorano in seguito alla somministrazione di antifebbrili e/o blandi antidolorifici.

VOMITO
• Il vomito è ripetuto, con più di 5 episodi in poche ore, tale da impedire al bambino di trattenere liquidi
• Il vomito è accompagnato da febbre e diarrea o da stipsi che durano da più di 24 ore
• Il vomito contiene sangue, è di colore verde scuro o marrone

DIARREA
• Se la diarrea dura da più di 24 ore con più di 5-6 scariche al giorno

• Se il bambino non assume liquidi e presenta segni di disidratazione (sofferenza, irritazione, scarsa lacrimazione, secchezza delle labbra e delle mucose, riduzione dell’emissione di urina)

• Se la diarrea contiene sangue

DOLORI ADDOMINALI
• Se il bambino non evacua da più di 24 ore
• Se sono accompagnati da vomito e febbre
• Se il dolore è localizzato nella regione destra dell’addome
• Se il dolore è successivo ad un trauma (caduta etc.)

MAL DI TESTA
• Se il mal di testa non regredisce con la somministrazione di comuni antidolorifici

TOSSE
• Se la tosse è accompagnata da difficoltà nella respirazione
• Se la tosse è accompagnata da febbre elevata e salivazione abbondante

INGESTIONE SOSTANZE CHIMICHE ( detersivi, detergenti, creme, insetticidi )
Non recarsi in Pronto Soccorso ma chiamare il Centro antiveleni dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII al numero verde 800.883300, attivo 24 ore su 24, e seguire le indicazione degli operatori

PUNTURE D'INSETTO
• Se in seguito ad una puntura il bambino presenta cute pallida, sudorazione, sensazioni di vertigini, tosse, respiro irregolare, perdita di coscienza, orticaria diffusa, edemi

a cura di GIULIA SAMMARCO