UN NUOVO MODO DI ACQUISTARE… E RISPARMIARE. SENZA RINUNCIARE ALLA QUALITÀ, ANZI

La “spesa sfusa”, nata negli Stati Uniti quasi 30 anni fa, piace ed è in continua espansione. Anche da noi. Non è raro, non solo nei piccoli supermercati biologici (tra i primi ad aver offerto questa possibilità) ma anche nella grande distribuzione, imbattersi in dispenser da cui “spillare” prodotti sfusi di diverso tipo: caramelle, cereali, detersivi in polvere o liquidi etc..

Una nuova “tendenza”, quella di comprare “alla spina”, che permette di risparmiare denaro, ridurre i rifiuti e l’inquinamento, sprecare meno.
Tanti vantaggi, quindi, in molti casi anche per la salute. «In un periodo di disagio economico come quello attuale, è importante favorire tra i cittadini una riflessione sui propri “stili di consumo”, intesi come abitudini e criteri d'acquisto, sul versante alimentare, ma non solo» sottolinea Eddy Locati, presidente Adiconsum Bergamo, associazione di consumatori da tempo impegnata per lo sviluppo di una cultura orientata alla sostenibilità economica ed ambientale. «La ricerca di un equilibrio soddisfacente tra qualità dei beni alimentari e contenimento dei costi, valorizzazione delle tradizioni locali e agevole reperimento dei prodotti, riconoscimento delle buone pratiche e lusinghe pubblicitarie, passa spesso anche attraverso i canali di un’informazione puntuale e responsabile al cittadino. Bisogna creare un circolo virtuoso tra domanda e offerta dei beni alimentari e dell'indotto a essi legato, tale da portare alla valorizzazione della produzione locale lombarda e della “stagionalità”, quali sinonimi di qualità, sicurezza alimentare e sostenibilità. La promozione della diffusione dei distributori di prodotti sfusi o alla spina, negli esercizi commerciali della grande distribuzione e nei punti centrali dei paesi, risponde certamente a quegli obbiettivi. Tra l'altro il concetto di fare la spesa alla spina non è sconosciuto alle generazioni più anziane, che erano solite comprare nei negozi e nelle botteghe i prodotti sfusi, prima che la modernizzazione, la globalizzazione, il consumismo sfrenato e tutti i fenomeni che caratterizzano l'economia moderna, portassero via con sé quest'usanza».

I VANTAGGI: PER IL CONSUMATORE, MA NON SOLO
Il ricorso ai prodotti sfusi comporta una serie di innegabili vantaggi per i consumatori: prezzi più bassi (si evita di pagare il costo dell'imballaggio e mediamente costano circa il 10-20% in meno dei prodotti confezionati), meno sprechi (non si è costretti ad acquistare quantità standard, ma solo quelle di cui si ha bisogno realmente), riduzione dell'impatto ambientale (si producono meno rifiuti, non devono smaltire il packaging). «Secondo una recente indagine, ad esempio, scegliendo detersivi alla spina, al posto di quelli confezionati, una famiglia italiana può arrivare a risparmiare fino a 200 euro all'anno. E se, oltre ai detersivi, si acquistano anche altri prodotti sfusi, la cifra sale» continua il presidente. «E i benefici non sono solo per i consumatori, ma anche per la stessa distribuzione, che vede semplificati gli aspetti logistici legati al trasporto e allo stoccaggio dei prodotti». I prodotti coinvolti sono tanti, diversi e sempre di più. «Latte, acqua o detersivi, che hanno fatto da apripista, sono ormai affiancati da altri prodotti, come cereali, pasta, riso, vino, caramelle, ma anche prodotti freschi, come uova e formaggi. L'importante è che queste iniziative (che comportano comunque qualche disagio per il consumatore, come quello di ricordarsi di conservare dei contenitori riusabili o di recarsi dove sono allocati i dispenser), siano scrupolose nel salvaguardare al massimo l'igiene, utilizzando per esempio la tecnica del sottovuoto».

I DUBBI SULLA SICUREZZA: UNA QUESTIONE DI "CULTURA"
Se da un lato tanti, spinti dal desiderio di risparmiare o da un atteggiamento ecologico, si stanno convertendo ai prodotti sfusi, dall’altro ci sono ancora molte persone che si dimostrano un po’ diffidenti, perché pensano che siano meno sicuri e igienici rispetto a quelli confezionati. «Partiamo da una provocazione. Cos'è un rubinetto se non un dispenser di acqua potabile? Un dispenser di acqua a portata di mano, comodo e igienicamente garantito. Eppure pochi danno questo significato ai loro rubinetti. La loro acqua serve solo a lavarsi, a lavare, a irrigare piante e fiori, a cucinare, ma non a bere. Perché? Forse, se riuscissimo a trovare un'adeguata e completa risposta a questa domanda sapremmo come porci di fronte al tema dei dispenser» osserva il presidente Locati. «Infatti, se è vero che molte persone affermano di non comprare dai dispenser perché faticano a trovarli, è altrettanto vero che una simile risposta non vale in tema di acqua potabile. E allora, cosa non va? Il consumatore non è certo che quell'acqua sia davvero sicura in termini igienici e, quindi, non la beve. Ma da dove nasce questa percezione? In minima parte è spontanea, ma, in massima parte, è il frutto di una comunicazione che spinge verso altre forme di acquisto e di consumo. Ciò vale per l'acqua e, in modo ancor più evidente, per altre tipologie di prodotto che possono essere acquistate dai dispenser solo con un sovrappiù di impegno come può essere quello di recarsi nel punto di distribuzione. Il fatto è che il consumatore agisce integrando due logiche diverse, ma non per forza contrapposte tra loro: quella economica e quella simbolica, che nel cibo è molto forte. Ma, ancora prima di queste dimensioni, che sono evidentemente culturali, l'azione di mangiare è di tipo ecologico, segna una relazione inscindibile tra l'uomo e l'ambiente. In un società opulenta come la nostra, interrogarsi sugli stili di vita e sui criteri di scelta e di non scelta dei beni da consumare può essere di fondamentale importanza per prevenire e fronteggiare numerosi disturbi alimentari e per salvaguardare l'ambiente. L'uso dei prodotti sfusi e alla spina va in quella direzione...».

ANCHE I PRODOTTI SFUSI HANNO LE LORO REGOLE
I prodotti alimentari sfusi devono essere muniti di apposito cartello, applicato ai recipienti che li contengono oppure applicato nei comparti in cui sono esposti.

Sul cartello devono essere riportate:
a) la denominazione di vendita;
b) l’elenco degli ingredienti salvo i casi di esenzione;
c) le modalità di conservazione per i prodotti alimentari rapidamente deperibili, ove necessario;
d) la data di scadenza per le paste fresche e le paste fresche con ripieno di cui al D.P.R. 9.2.O1, n. 187;
e) il titolo alcolometrico volumico effettivo per le bevande con contenuto alcolico superiore a 1,2% in volume;
f) la percentuale di glassatura, considerata tara, per i prodotti con gelati glassati. 

a cura di VIOLA COMPOSTELLA

HA COLLABORATO EDDY LOCATI
- PRESIDENTE ADICONSUM BERGAMO -