Lo sapevate che in inverno il cuore soffre di più? A dirlo sono diversi studi, secondo i quali durante i mesi freddi i decessi per infarti, ictus e altre malattie cardiovascolari aumentano del 26-36 per cento. Ma che legame c'è tra freddo e salute del cuore? E cosa si può fare per aiutarlo a resistere alle temperature, che si preannunciano rigide, di questo inverno? Lo abbiamo chiesto al dottor Bruno Passaretti, cardiologo, e alla dottoressa Sabrina Oggionni, dietista.

Dottor Passaretti, come agisce il freddo sul nostro sistema cardiovascolare?
L'inverno e le basse temperature possono giocare brutti scherzi a chi ha problemi di cuore. Il freddo infatti sottopone l'organismo ad alterazioni che causano un maggior consumo di ossigeno da parte del muscolo cardiaco. L'organismo, per proteggersi dal freddo e mantenere la temperatura corporea stabile, vasocostringe i vasi sanguigni e le arterie di tutto il corpo. Questo provoca un aumento delle resistenze vascolari e, di conseguenza, della pressione. Con il freddo nelle persone con problemi coronarici, ad esempio, avvengono le stesse alterazioni che avvengono durante uno sforzo: il cuore soffre perché deve pompare più sangue e le coronarie possono subire una vasocostrizione, cioè una sorta di spasmo, e se sono già affette da placche aterosclerotiche (depositi di grassi sulle pareti delle arterie) possono più facilmente causare un attacco di angina.(vedi box)

Ma questo vale per tutti oppure solo per chi già ha problemi di cuore?
Vale per tutti ma soprattutto per i cardiopatici (persone con problemi di cuore come patologie valvolari, scompenso cardiaco etc.) che, spesso, sono anche ipertesi. Come abbiamo detto, infatti, in inverno la pressione può aumentare provocando complicazioni. Di conseguenza il cardiopatico iperteso d'inverno dovrà talvolta aumentare, su indicazione del proprio cardiologo, il dosaggio dei farmaci per la pressione. Inoltre gli anziani e le persone con problemi valvolari o di scompenso cardiaco possono sviluppare più facilmente infezioni polmonari, come bronchiti e polmoniti, che vanno a intaccare una situazione già in equilibrio precario. Il freddo insomma è una situazione particolare che va affrontata con grande attenzione.

Che accorgimenti si devono adottare in caso si soffra di problemi cardiovascolari?
Un buon consiglio è evitare, durante l'esposizione a temperature rigide, di fare sforzi fisici eccessivi (non solo sport all'aperto ma anche attività "classiche" invernali come spalare la neve davanti al garage) e sottoporsi a stress emotivi che contribuiscono ad affaticare il cuore e far peggiorare i problemi cardiaci già esistenti. Vanno anche evitate le camminate dopo pranzo: allo sforzo della digestione si aggiunge lo sforzo fatto dal movimento dei muscoli delle gambe. Il cuore quindi è costretto a lavorare anche per mandare più sangue alla muscolatura e il rischio di avere problemi è molto più elevato.

Dottoressa Oggionni, si può aiutare anche con l'alimentazione? Esiste una "dieta salva-cuore" in inverno?
Oltre al colesterolo, i grassi saturi sono i veri nemici delle arterie poiché tendono a far aumentare i livelli ematici del colesterolo totale ma, in particolare, di quello LDL (colesterolo "cattivo") che può depositarsi sulle pareti delle arterie contribuendo alla formazione delle "famose" placche. Grassi saturi si trovano soprattutto nei prodotti di origine animale come burro, strutto, lardo, panna, formaggi, carni rosse grasse e salumi, ma anche in alcuni oli usati dall'industria alimentare come l'olio di cocco e di palma. Sono alimenti quindi che devono essere limitati quando parliamo di prevenzione primaria fino all'eliminazione di alcune tipologie, in una prevenzione secondaria, come nel caso in cui si è stati colpiti da un evento acuto come un infarto. Per quanto riguarda la carne è preferibile consumare quella bianca (pollo, tacchino, coniglio) perché quelle rosse contengono una maggiore quantità di grassi saturi. In alternativa, dobbiamo imparare a mangiare più spesso il pesce, 2 o 3 volte la settimana, perché contiene i cosiddetti grassi "buoni", gli Omega-3, acidi grassi polinsaturi protettivi per l'apparato cardiovascolare che il nostro organismo non è in grado di produrre e deve quindi assumere con la dieta. Una buona abitudine è poi utilizzare oli vegetali e soprattutto l'olio di oliva, ricchi di grassi insaturi capaci di influenzare sia i livelli di colesterolo cattivo (LDL) abbassandoli, sia di colesterolo buono (HDL) aumentandoli. Fondamentale, e non solo per chi soffre già di problemi cardiaci, è ridurre il più possibile il sale, che se consumato in eccesso può favorire un innalzamento della pressione. Sarebbe bene poi non utilizzare dadi e prodotti a base di glutammato di sodio per insaporire i piatti. Va ridotto al minimo anche il consumo di piatti e sughi pronti, sia freschi sia surgelati, prodotti conservati sotto sale o in salamoia, e alimenti ricchi di sodio come affettati, prosciutti e formaggi.

Il nostro sistema di termoregolazione
Si chiama omeostasi la capacità dell'essere umano e di tutti gli organismi a sangue caldo di mantenere costante la temperatura corporea. Il fattore principale che ne garantisce l'efficacia è la circolazione del sangue: il sangue quando circola nelle arterie disperde calore, per questo quando fa freddo le arterie si restringono (vasocostrizione) in modo che il sangue circolando disperda meno calore possibile. A ridurre la dispersione del calore contribuiscono anche i muscoli, che lavorano di più nel tentativo di produrre calore. Al contrario quando fa caldo, la dispersione di calore da parte del sangue è necessaria e le arterie infatti si allargano (vasodilatazione) e le ghiandole sudoripare producono sudore.

Angina pectoris: un dolore al centro del petto
L'angina pectoris si manifesta con un dolore sotto lo sterno, che può irradiarsi alle spalle, alle braccia, alla gola, alla schiena e alla mandibola. Può durare da pochi a 10-15 minuti ed essere accompagnato da respiro affannoso, rapido e poco profondo, senso di nausea, sudorazione abbondante, a volte vertigini. In Italia ogni anno colpisce il 3,3% degli uomini e il 3,9% delle donne tra i 35 e i 74 anni. A provocare l'angina è la richiesta di un maggior afflusso di sangue ossigenato al cuore per far fronte a un maggior fabbisogno dell'organismo. Se la quantità di sangue ossigenato richiesta non arriva al cuore, ecco che scatta il dolore. In pratica, l'angina è una temporanea mancanza di ossigeno al tessuto muscolare del cuore (ischemia transitoria), alla base della quale c'è generalmente l'ostruzione o la contrazione delle arterie coronarie. L'ostruzione può essere dovuta a depositi di grasso sulle pareti interne delle arterie, mentre la contrazione può avvenire per esposizione a freddo intenso, in seguito a forti emozioni o anche spontaneamente.

a cura di ELENA BUONANNO
con la collaborazione del DOTT. BRUNO PASSARETTI
Specialista in Cardiologia
- RESPONSABILE UNITA' DI RIABILITAZIONE HUMANITAS GAVAZZENI BERGAMO - 
e
con la collaborazione della DOTT.SSA SABRINA OGGIONNI
Diestista
- PRESSO HUMANITAS GAVAZZENI BERGAMO -