In Italia otto milioni di persone soffrono di mal di testa o per meglio dire cefalea. Un problema importante soprattutto per il pesante impatto negativo che ha sulla qualità di vita, eppure sottovalutato. «Troppo spesso, ancora oggi, ci si rassegna a convivere con questo disturbo» osserva il dottor Mauro Porta, neurologo. «Niente di più sbagliato. La cefalea oggi può e deve essere curata. Sebbene nella maggior parte dei casi non sia pericolosa, è un problema che può avvelenare la vita individuale, familiare, lavorativa, con costi pesanti, diretti (visite, ricoveri, terapie) e indiretti (assenze dal lavoro, ridotta produttività).

La chiave per combatterla? Conoscere a fondo il "nemico" che si ha davanti. Solo così è possibile mettere a punto una terapia davvero mirata per quello specifico mal di testa. Non esiste infatti un solo tipo di cefalea (ce ne sono 13 tipologie e circa 150 sottocategorie). Senza contare che ognuno di noi ha una soglia del dolore diversa, anche a seconda dei momenti della vita».

Dottor Porta, quali sono i tipi di mal di testa più frequenti?
Innanzitutto bisogna fare una distinzione tra cefalea primaria e secondaria. Nel primo caso il mal di testa è esso stesso la "malattia", nel secondo è il sintomo di patologie sottostanti (traumi cerebrali, infezioni, disturbi vascolari cranici o cervicali, ipertensione etc.). Per fortuna, nella maggior parte dei casi si tratta di cefalee primarie, all'interno delle quali le più comuni sono l'emicrania e la cefalea tensiva.

Come si distinguono?
L'emicrania è caratterizzata da un dolore inteso, in genere unilaterale e pulsante, che peggiora con l'attività fisica ed è associato a nausea, vomito, fonofobia (intolleranza ai rumori) e fotofobia (intolleranza alla luce). L'attacco emicranico può durare dalle 4 alle 72 ore e interessare anche la regione frontale sopra l'occhio. Nella forma detta con aura l'attacco è preceduto e accompagnato da sintomi neurologici e visivi che si sviluppano in 5-20 minuti e durano di solito meno di un'ora (annebbiamento della vista, piccoli abbagliamenti, difficoltà a parlare etc.). La cefalea tensiva, invece, si manifesta con un dolore localizzato alla nuca e alla fronte di solito bilateralmente, come una morsa che stringe la testa, con un'intensità lieve-media, in genere senza sintomi d'accompagnamento come nausea e vomito.

Quali sono le cause di queste due forme di mal di testa?
Per l'emicrania in molti casi esiste una predisposizione familiare. Ci sono poi alcuni fattori che scatenano gli attacchi: stress, rilassamento dopo lo stress (motivo per cui spesso si manifesta nel weekend), fattori ormonali (mestruazioni, ovulazione, contraccettivi), insonnia o sonno prolungato, digiuno, alcuni cibi o bevande (cioccolato, formaggi, insaccati, alcolici etc.), fattori ambientali (variazioni meteorologiche, altitudine, esposizione al sole, profumi pungenti, fumo di sigaretta). Nella comparsa della cefalea tensiva, invece, un ruolo importante è giocato dalla contrazione dei muscoli di collo e trapezio, in genere dovuta a stress, tensione psicologica e ansia.

Come si possono curare?
In entrambi i casi, se il problema si presenta con una certa frequenza, è opportuno sottoporsi a una serie di esami per escludere che il mal di testa sia causato da altri problemi. Una volta accertato che si tratta di una cefalea primaria, è utile tenere un "diario del mal di testa" nel quale annotare quando compare (ad esempio dopo i pasti, durante l'esercizio fisico, prima di un incontro o un esame importante), con quale intensità etc.. Tutto questo serve per inquadrare meglio il disturbo e quindi impostare la corretta terapia per quel mal di testa, anche in considerazione che sia episodico o cronico (cioè quando persiste per almeno 15 giorni al mese). La cura sintomatica dell'emicrania consiste nel riposo e nell'assunzione, il più tempestivamente possibile, di analgesici/antinfiammatori (paracetamolo, acido acetilsalicilico, FANS) o antiemicranici più specifici, come i triptani che agiscono su zone particolari del cervello per potenziare l'azione antidolorifica di un neurotrasmettitore chiamato serotonina (detto anche "ormone della felicità"). La terapia preventiva, necessaria quando la frequenza, l'intensità e la durata degli attacchi sono tali da indurre a un uso eccessivo di analgesici (vedi box), consiste in particolare nella prescrizione di triptani per cicli di due-tre mesi o di altre classi di farmaci come beta-bloccanti, calcio-antagonisti, antiepilettici, antidepressivi, antagonisti serotoninergici, etc..Tra le novità terapeutiche più interessanti, infine, negli ultimi tempi è emerso l'uso della tossina botulinica, più conosciuta per il suo impiego in medicina estetica. Si tratta di una neurotossina che agisce interrompendo la comunicazione tra cellula nervosa e cellula muscolare e bloccando il rilascio di acetilcolina, il neurotrasmettitore che porta l'impulso nervoso al muscolo. Alla base dell'effetto antidolorifico, nel caso dell'emicrania, potrebbero esserci diverse spiegazioni, tra cui l'inibizione di un neuromediatore attivo nella trasmissione del dolore.

E contro la cefalea tensiva cosa si può fare?
Gli antinfiammatori non steroidei (paracetamolo) sono il farmaco di prima scelta per il trattamento sintomatico del dolore, associati a miorilassanti, che agiscono direttamente sulle contratture della muscolatura di collo e trapezio, e nelle forme più gravi a infiltrazioni di anestetici e cortisonici nei cosiddetti trigger point (siti di iperirritabilità). Per prevenire, invece, oltre a farmaci miorilassanti, assunti a cicli di un paio di mesi, e antidepressivi, si sono rivelati efficaci approcci complementari che agiscono sulle contratture muscolari o aiutano a prevenire le condizioni di stress e ansia che le favoriscono, come il biofeedback, cicli di massofisioterapia, agopuntura e training autogeno.

Colpisce circa il 4% degli italiani ed è dovuta al ricorso, frequente e spesso "fai da te", a medicinali assunti proprio per contrastare il dolore. È la cefalea da abuso di farmaci, la cui caratteristica principale è quella di essere pressoché permanente (il sospetto di uso eccessivo è già presente quando si assumono analgesici per più di 2-3 giorni a settimana). Si manifesta solitamente in persone che soffrono da tempo di emicrania o cefalea tensiva, con attacchi piuttosto frequenti e intensi, che fanno ricorso a farmaci contro i sintomi (prima "antidolorifici da banco" e/o antiemicranici di tipo specifico) in dosi sempre maggiori. Col tempo infatti il corpo si abitua all'effetto antidolorifico e quando questo svanisce il mal di testa torna, spesso più forte, portando così a un circolo vizioso che rende il problema ancora più difficile da risolvere.

Le cure del futuro
Tra i nuovi strumenti, ancora però in fase di sperimentazione, per combattere le emicranie croniche ci sono anche un cerchietto dotato di elettrodi da appoggiare sulla fronte venti minuti al giorno per quattro mesi e un dispositivo con la forma simile a un cellulare che emette stimolazioni elettriche della durata di 90 secondi e si applica appena inizia l'attacco emicranico.

a cura di GIULIA SAMMARCO
Con la collaborazione del DOTT. MAURO PORTA
Specialista in Neurologia
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